Economia

Legge di Stabilità, governo Renzi studia tagli a assegni sociali e pensioni minime

Nei piani dell'esecutivo, secondo IlSole24Ore, c'è un colpo di mannaia da oltre 2 miliardi sulle spese gestite dal ministero del Lavoro. Comprese le prestazioni destinate alla fascia più debole della popolazione: gli anziani senza altri redditi. L'idea è quella di modificare al rialzo i requisiti

Che la revisione delle spese per il funzionamento della macchina pubblica fosse in alto mare lo si è cominciato a capire fin da quando il premier Matteo Renzi, quest’estate, ha pubblicamente liquidato il commissario Carlo Cottarelli. La certezza è arrivata con l’aggiornamento del Documento di economia e finanza, in cui il governo ha messo nero su bianco che metà dei 23 miliardi necessari per finanziare la prossima legge di Stabilità arriverà da un aumento del deficit. Il resto? I soliti tagli semilineari ai ministeri e una bella sforbiciata (4-5 miliardi) alle risorse destinate a Regioni e Comuni. Ora IlSole24Ore rivela però da dove arriverà un’altra corposa fetta di risparmi. Sorpresa: assegni sociali e integrazione al minimo delle pensioni. Ebbene sì: allo studio del governo, secondo il quotidiano di Confindustria, c’è un colpo di mannaia da oltre 2 miliardi sulle spese gestite dal ministero del Lavoro. Comprese, appunto, le prestazioni destinate alla fascia più debole della popolazione: gli anziani senza altri redditi. L’idea sarebbe quella di utilizzare il debutto (previsto per l’1 gennaio 2015) del nuovo Isee, l’indicatore della situazione economica da cui dipende l’accesso a servizi sociali e sociosanitari, per “dare una piccola sforbiciata alla parte meno bisognosa della platea che accede a questi sussidi”. Modificando al rialzo i requisiti da rispettare per aver diritto all’assegno sociale o all’integrazione della pensione quando questa sia inferiore al livello minimo, ovvero 501,38 euro al mese.

L’operazione è “delicatissima” e il ministro Giuliano Poletti la sta dettagliando con “attenzione massima”, annota il SoleMa tant’è. A essere colpiti, se il piano va in porto, saranno anche la decontribuzione sulla contrattazione aziendale e sul Tfr girato dalle imprese ai fondi pensione e i fondi per i lavoratori esposti ad attività usuranti. E, ciliegina sulla torta, verranno ridotti pure i costi di funzionamento di Inps e Inail, che però già oggi possono contare su budget inferiori del 35-40% rispetto a quelli del 2011.