Economia

Infrastrutture, da M5S proposta per portare in Italia il “dibattito pubblico”

I pentastellati puntano a coinvolgere i cittadini nella discussione sui progetti infrastrutturali fin dalla fase iniziale. Il modello è quello del débat public francese. Obiettivo, evitare di far partire lavori sgraditi alle popolazioni locali. La legge ora al vaglio degli iscritti prevede che il ministero delle Infrastrutture metta sul web "il piano economico-finanziario" delle opere. Sarebbero sottoposte alla procedura anche le infrastrutture completate fino all'80%

A pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Sblocca Italia fiore all’occhiello del ministro Maurizio Lupi, il Movimento 5 Stelle mette al voto degli iscritti una proposta di legge a firma Andrea Cioffi con l’obiettivo di evitare la dispersione dei fondi destinati all’avanzamento dei lavori per le infrastrutture strategiche. Lo scopo dichiarato della proposta è quello di mettere paletti e “testare l’interesse e l’accettazione sociale delle comunità locali” con un procedimento di discussione partecipata noto come débat public e utilizzato da anni in Francia. Si tratta, in pratica, di coinvolgere la popolazione fin dalla fase del progetto, in modo da evitare, in seguito, proteste e opposizioni di comitati locali come nel caso della Tav. Per questo la proposta prevede che il ministero delle Infrastrutture debba mettere a disposizione sul proprio sito web “il piano economico-finanziario” delle opere e “gli elaborati connessi”. Entro 45 giorni chiunque potrà così presentare osservazioni o pareri in forma scritta.

Sarà il Documento di economia e finanza (Def) a individuare “l’elenco delle opere infrastrutturali di impatto significativo sotto il profilo socio-economico, ambientale o dell’assetto del territorio, sulle quali attivare la procedura di consultazione pubblica”. Per esempio la costruzione o l’allargamento di autostrade, la costruzione di linee ferroviarie, vie navigabili, piste aeroportuali, infrastrutture portuali, elettriche e la costruzioni di centrali elettriche e gasdotti. A essere sottoposte alla procedura di consultazione pubblica, che non dovrà durare più di 180 giorni, potranno essere anche altre infrastrutture, “qualora ne facciano richiesta il soggetto aggiudicatore” o “un consiglio regionale” o “un numero di consigli comunali rappresentativi di almeno 200mila abitanti” o “30mila cittadini residenti nel comune o nei comuni interessati”.

Al termine del procedimento di consultazione pubblica, il soggetto pubblico responsabile “adotta la propria decisione tenendo conto dei risultati derivanti dall’attività di consultazione dei soggetti interessati”. In seguito “il provveditore interregionale per le opere pubbliche in coordinamento con il prefetto predispone un documento conclusivo nel quale è riportata una descrizione della consultazione svolta e delle ipotesi alternative emerse”. Entro tre mesi dalla pubblicazione del documento, “il proponente dichiara pubblicamente se intende rinunciare al progetto o presentarne uno alternativo, proporre modifiche al progetto, indicando quelle che intende realizzare” o “sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando le ragioni di tale scelta”. Entro 10 mesi dalla ricognizione, il ministro competente dovrà valutare se e come aggiornare o modificare la lista delle opere da finanziare.

Secondo i pentastellati, la procedura non dovrebbe però riguardare solo opere ancora tutte sulla carta, bensì potrebbe essere applicata anche a quelle i cui lavori siano stati completati fino all’80% del totale. In quel caso, “può essere disposto il completamento, l’individuazione di varianti progettuali a più basso costo, nonché lo stop all’opera”. In questa eventualità “tutti i contratti stipulati” perderebbero di valore, con “il pagamento dell’equivalente dei lavori realizzati in aggiunta al 10% di quelli ancora da realizzare”.