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Alitalia, Colaninno: “E’ la terza volta che la salviamo. Aspetterei riconoscimento”

Per il capitano dei patrioti di Berlusconi e Passera "i saputelli-che-se-ne-intendono non considerano l’enorme sacrificio degli imprenditori che hanno partecipato al piano Fenice"

“È la terza volta che salviamo Alitalia, dopo averne garantito la continuità con denari solo nostri e senza ritorni. Anzi, mi aspetterei un riconoscimento per l’enorme sacrificio degli imprenditori che hanno partecipato a quel piano industriale con proprie risorse e con uno spirito di difesa degli asset nazionali che i saputelli-che-se-ne-intendono di sicuro non hanno messo sul tavolo”. Parola di Roberto Colaninno, il capitano dei 21 patrioti di Silvio Berlusconi e Corrado Passera che nel 2008 rilevarono la compagnia purgata dei debiti, per capitolare nel giro di 5 anni e convolare a nozze con Etihad dopo l’iniezione di capitale urgente di fine 2013.

L’accordo con gli arabi, rivendica ancora Colaninno in un’intervista rilasciata al Messaggero in edicola domenica 10 agosto, è stato chiuso “con soddisfazione” e “l’affare migliore l’ha fatto Alitalia, il cui destino senza Etihad sarebbe stato molto difficile. Ci siamo associati a una potenza di fuoco pazzesca: noi saremo la loro Porta d’Occidente, loro la nostra Porta d’Oriente. Senza di noi loro avrebbero avuto comunque un futuro di crescita, noi saremmo stati costretti a lasciare a casa 15mila lavoratori”. Per il presidente uscente della compagnia, quindi, con le nozze “ci guadagnerà tutto il Paese”.  

Confermata poi, come prevedibile, la linea Lupi sugli aiuti di Stato. Le Poste, “hanno trattato la loro partecipazione con i parametri tipici di un investimento industriale – sostiene il patron della Piaggio – Capisco l’irritazione di chi sull’impresa ha scommesso più denari con maggiori rischi, ma a questo punto parlare di aiuto pubblico sarebbe del tutto fuori luogo”. Quanto alle banche che hanno tenuto in piedi Alitalia contro ogni logica, “tutti dovremmo essere grati agli istituti di credito per il ruolo determinante svolto, in primis Intesa e Unicredit, senza cui tutto ciò non sarebbe stato possibile”.

Quindi l’uscita dalla torre di controllo dove è attesa, al suo posto, la nomina di Luca di Montezemolo. “Ho deciso di fare l’azionista. Resterò ovviamente nel cda ma avendo altre cose importanti da gestire come Piaggio e le attività del gruppo Immsi, preferisco lasciare con alle spalle il suggello dell’intesa con Etihad”, dice ancora Colaninno. “Piaggio è uno dei vanti del made in Italy, e ormai l’ultima grande realtà industriale nei settori delle due ruote e dell’automotive ad avere sede e capitali italiani”.