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Mitrovica, la barricata è un giardino. Ma il Kosovo resta entità astratta

Mitrovica-barricate
Fonte: Ministero della Difesa

Una volta era simbolo di assedio e di guerriglia urbana. Oggi la rimozione della barricata di Mitrovica, importante città simbolo del nord del Kosovo, è stata portata a termine. Al suo posto un giardino con piante e fiori a simboleggiare il cambiamento della percezione della sicurezza. Blocchi di cemento e sassi coperti di terra e detriti erano stati posizionati in corrispondenza del lato nord del ponte “Austerlitz” sul fiume Ibar che divide in due la città con lo scopo di impedire l’attraversamento ai veicoli. “Il significato della volontà di mantenere il ponte chiuso ai veicoli è altamente simbolico e politico e sarà definitivamente rimosso quando a livello sociale e politico, appunto, si risolveranno i problemi ancora aperti per le comunità che vivono nella città” ha dichiarato il Comandante di KFOR Generale di Divisione Salvatore Farina.

La notizia non è stata accolta da tutti in modo positivo. Diciotto persone sono rimaste leggermente ferite nel corso di una manifestazione di kosovaro-albanesi dispersa da gas lacrimogeni. I dimostranti chiedevano la riapertura della circolazione sul ponte che divide la parte albanese e quella serba di Mitrovica. Una volta dispersi, i dimostranti hanno dato fuoco a due vetture della polizia e due mezzi della missione europea di giustizia Eulex. Il sindaco serbo Goran Rakic ha affermato che la sua intenzione era quella di creare un ‘”parco della pace’”. Ma il primo ministro kosovaro Hashim Thaci l’ha definito un “gioco pericoloso e illegale”. Le ultime elezioni politiche del mese di giugno hanno sancito la vittoria del premier uscente Thaci, risultato il più votato e al terzo mandato. Thaçi prima della tornata elettorale ha aumentato gli stipendi del settore pubblico del 25%, promettendo di alzarli ancora ogni anno. Al tempo stesso ha dimezzato le tasse universitarie. D’altra parte invece i partiti d’opposizione accusano Thaçi di corruzione e cattiva gestione della cosa pubblica mentre il PDK appare oggi isolato nella scena politica kosovara. Diversi leader del PDK sono inoltre sotto indagine da parte della Special Task Force dell’UE per accuse di presunti crimini di guerra.

I potenziali conflitti per il premier Thaci restano la costituzione di un tribunale speciale per i crimini commessi dagli indipendentisti albanesi, dei quali Thaci era un leader, durante il conflitto con i serbi alla fine degli anni novanta e quello della creazione di un Esercito regolare, problema questo che ha portato al voto anticipato. A livello europeo e internazionale bisogna decidere cosa farne del Kosovo. Occorre decidere se il Kosovo appartiene all’Europa o se può rimanere una entità astratta destinata a diventare sempre più uno Stato criminale o Stato Mafia. Se poi l’Europa non sa che farsene del Kosovo e se la politica degli Stati Uniti diventa troppo invadente in Kosovo, come in tutti i Balcani, allora si decida che il Kosovo possa diventare il 51° Stato degli Stati Uniti o uno dei loro territori. Qualsiasi approccio alla situazione kosovara è senz’altro meglio di ogni mossa attendista. Perché non c’è nulla che possa evolvere in senso positivo semplicemente aspettando.