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Giro d’Italia 2014: dalla parte di Beppu e Arashiro, gregari dell’altro mondo

Nella corsa rosa (in tono minore) partita dall'Irlanda, a tenere alta la bandiera ideale dell’Estremo Oriente ci pensano i due giapponesi. Che non vinceranno, ma fanno colore e discrete prestazioni

Fateci caso. L’anno scorso, con il primo cinese che avesse mai partecipato ad un Giro d’Italia – il volonteroso ma sfortunato gregario Ji Cheng costretto al ritiro dopo cinque tappe – la Giant Shimano ha faticato prima di vincere una tappa (la quinta da Cosenza a Matera), ed è stata l’unica vittoria del team olandese nella corsa dominata da Vincenzo Nibali. Arrivò primo, quel giorno di pioggia e bufera, il tedesco John Degenkolb. Lasciato a casa Ji Cheng, e pure Degenkolb, quest’anno la Giant Shimano si è subito comportata da padrona delle strade di pianura. Controlla il gruppo, dispone di un treno formidabile per le volate, ha uno straordinario sprinter, il tedesco Marcel Kittel che nel 2013 vinse ben quattro tappe al Tour de France. Risultato: dopo la prima tappa a cronosquadre, Kittel ha vinto la seconda e la terza. Un rullo compressore. Senza Ji Cheng ad allungare e sfilare il plotone. Traetene voi le conclusioni…

In compenso, a tenere alta la bandiera ideale dell’Estremo Oriente ci pensano due giapponesi: che non corrono per la Giant sponsorizzata dalla nipponica Shimano. Yukiya Arashiro corre per l’Europcar dal 2011. Fumiyuki Beppu per la Trek Factory Racing. Il primo indossa il pettorale 162. Il secondo porta sulla schiena il numero 218. La somma delle cifre di Arashiro fa 9, numero fausto (coppianamente parlando). Quelle di Beppu 11, cioè due volte 1, che dei numeri è il più simbolico. Il sushi ciclismo non è solo folklore. Anzi. Sia Arashiro che Beppu sono stati i primi giapponesi a concludere un Tour de France, quello del 2009. Arashiro lo concluse al 129esimo posto. Beppu andò meglio, 112esimo. Entrambi hanno già partecipato al Giro d’Italia. Arashiro nel 2010, quando lo portò a termine al 93esimo posto. Beppu affrontò la corsa rosa una prima volta nel 2011, finendo dignitosamente al 67esimo posto. Ci riprovò l’anno dopo e andò molto peggio: 121°. In compenso l’amico rivale Arashiro continuò a percorrere le strade più illuminate del Tour de France, che è la vetrina principale del ciclismo mondiale, la referenza delle due ruote.

Nel 201o migliorò la sua classifica di diciassette posizioni (fu 112°). Nel 2012 stabilì il suo record: 84°. Nel 2013 non riconfermò i progressi e scivolò al 99° gradino. Ora, questo Giro bigio cominciato in Irlanda sembra segnato (o rassegnato) a coincidenze quasi astrali. La prima maglia rosa, l’australiano Svein Tuft – bella faccia da pescatore di salmoni con barba brizzolata – è arrivata il giorno del suo trentasettesimo compleanno. Nel 2013, al Tour de France, finì ultimo. Il giorno dopo, è toccato a Martin Kittel conquistare la tappa nel giorno del suo ventiseiesimo anniversario. Occhio al calendario, dunque. Purtroppo per i due del Sol Levante, questo misterioso intrigo cicloroscopico sarà piuttosto arduo. Arashiro è nato il 22 settembre: semmai, potrebbe tentare per la prova del mondiale a cronometro che si svolgerà il 22 settembre a Ponferrada, in Spagna. Quanto a Beppu, ha già compiuto gli anni il 10 aprile scorso. In compenso, sinora discreto il comportamento di Beppu a questo Giro. E’ cinquantesimo in classifica generale, a un minuto e tre secondi dalla maglia rosa, l’australiano Michael Matthews (pettorale 154), mentre Arashiro è 80 posizioni più in basso, distaccato dal compatriota di 59 secondi. Nelle corse a tappe i numeri sono testimoni silenziosi ma implacabili.