Cultura

Cent’anni di solitudine dell’informazione libera in Italia, dove sono finiti i nostri ‘spalaletame’?

La caratteristica più deteriore di questo paese, anche storicamente, è il distacco nei confronti delle questioni di interesse generale, che in genere purtroppo si accoppia con un attaccamento perfino esagerato ai propri affari. Considero quindi il web, la discussione sui blog, proprio su pagine come questa, in ogni caso un contributo importante alla crescita del paese. Certamente vi sono alcuni argomenti che, incomprensibilmente, almeno per me, riescono a tirar fuori gli aspetti peggiori delle persone, scatenano le viscere e gli insulti e tutto sommato riducono l’utilità di questo tipo di discussioni. Ma ci vuole pazienza. Il paese ha ancora molta di strada da fare e deve crescere, non ha alternative, quindi, piuttosto del nulla e dei propri affari, meglio gli insulti e gli interventi incivili, che in ogni caso si identificano da soli, piuttosto del nulla e degli affari propri.

Una storia esemplare per capire la distanza tra la cultura e le abitudini italiane e quelle dei paesi socialmente più evoluti è quella dei cosiddetti Muckcraker, un gruppo di giornalisti-scrittori che operarono tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 in Usa, gli «spalaletame», cosìsoprannominati dal presidente Thedore Roosvelt, nel tentativo di bollarne negativamente i comportamenti e di tranquillizzare quella parte del suo elettorato che ne fu colpita.

Possiamo dire che il giornalismo d’inchiesta con loro ebbe la sua consacrazione, ma sopratutto, dobbiamo riconoscere che sull’onda della straordinaria diffusione dei loro scritti, la legislazione americana fu modificata, recependo prontamente le critiche – evidentemente fondate – che le situazioni raccontate da costoro avevano messo in luce.

Lewis Hine - Famiglia Italiana

Ida Tarbell (1857-1944) ad esempio, ben prima della nostra Gabanelli o della Fallaci, scrisse un documentatissimo libro sulla storia della Standard Oil (1904), nel quale erano elencate le nefandezze più efferate di John Rockfeller, e fu certamente determinante ai fini del successivo smembramento forzato della Standard Oil nel 1911, dell’introduzione del Clayton Antitrust Act del 1911 e del Federal Trade Commision Act (1914), che a tutt’oggi sono i capisaldi per gli interventi (pesanti) del governo federale americano nei confronti delle pratiche monopolistiche e scorrette delle grandi corporations americane. Oppure come il famoso Upton Sinclair (1878-1964), autore del vendutissimo The Jungle (1906 ed. or., pubblicato anche in traduzione italiana), nel quale sono denunciate le condizioni di vita e di lavoro dei nuovi immigrati a Chicago nel settore della macellazione industriale delle carni e che porterà all’immediata promulgazione del Meat and Inspection Act.

La lista di quanti, appunto, già prima della I guerra mondiale avevano svelato le collusioni, le pesanti forme di sfruttamento, le violazioni palesi di diritti riconosciuti costituzionalmente all’interno del potente capitalismo americano, si allungherebbe di molti altri esponenti, tra i quali Lincoln Steffens (1866-1936), Ray Stannard Baker (1870-1946), David Graham Philips (1867-1911), Samuel Hopkins Adams (1871-1958). Ma certamente non può scordare l’opera di documentazione fotografica, eloquente e sempre viva più di ogni racconto letterario, di Lewis Hine (1874-1940), celebre fotografo specialista nel ritrarre lo sfruttamento minorile, al quale recentemente Milano ha dedicato una mostra.

L’opera di questa generazione di scrittori-giornalisti, ben lungi dall’essere assimilabile al dispregiativo con il quale furono inizialmente etichettati, svolse una funzione fondamentale nella crescita della società americana, influenzando il sistema legislativo in materia di lavoro e promuovendo la libertà di informazione. Ma in senso più ampio tutta la cultura americana ne fu positivamente influenzata, perfino in ambienti insospettabili come quello degli economisti, se pensiamo che personaggi chiave come Torstein Veblen, sicuramente si abbeverarono agli scritti di molti tra i cosiddetti muckrakers.

Quanto invece per altro verso siano gravi e tardivi i problemi dell’informazione nel nostro paese è sotto gli occhi di tutti. L’informazione langue ed è principalmente controllata da gruppi finanziari che hanno il cuore dei loro interessi economici altrove. La politica si intromette e vorrebbe condizionare pesantemente ogni forma di espressione libera. La scarsissima propensione degli italiani a non piegarsi di fronte ai potenti di turno fa il resto. E senza un’informazione forte, libera e indipendente è difficile anche avere un sistema di leggi in grado di aiutare il progresso economico del paese. Così ancora oggi , come oltre un secolo fa negli Usa, chi cerca di informare senza pregiudizi, facilmente viene insultato come «spalaletame».