Cultura

21 Aprile: Roma celebra sé stessa e Augusto, a metà

Anche nel giorno di pasquetta gli italiani fanno la fila all’ingresso di Musei ed aree archeologiche. Passeggiano lungo le vie basolate di Amiternum ed Alba Fucens in Abruzzo, oppure quelle di Scolacium in Calabria, come quelle di Pompei ed Ercolano in Campania. Si fermano ad osservare i materiali ceramici del Museo archeologico Nazionale delle Marche di Ancona, i corredi funerari dell’Antiquarium statale di Numana. Gli italiani, come di consueto, tornano a riscoprire la loro Storia. Le festività li riavvicinano ad un Patrimonio che poi torneranno a vedere da lontano.

A Roma è festa doppia. Il 21 Aprile si celebra il dies natalis della città. Il giorno nel quale la città ha iniziato a far parlare di sé. Per festeggiare  il suo compleanno non mancano gli eventi. Sull’Appia antica sfila il Gruppo storico romano, i musei comunali tutti aperti e gratuiti. Ma l’evento clou, da tempo pubblicizzato, è al Foro di Augusto. Prenderà avvio “Foro di Augusto. 2000 anni dopo”, l’evento promosso da Roma Capitale e prodotto da Zétema Progetto Cultura, nel corso del quale le persone assiepate sulle tribune montate per l’occasione, accompagnati dalla voce di Piero Angela, potranno vedere filmati e ricostruzioni che mostreranno i luoghi come erano all’epoca di Augusto. Il fatto che l’evento ruoti intorno ad Augusto, al suo luogo certamente più rappresentativo, non è certo casuale. Dal momento che quest’anno ricorre anche il bimillenario della morte dell’imperatore. Insomma l’evento, confezionato da Angela, che continuerà fino al 22 Ottobre, costituisce anche il tributo della Città, dell’Amministrazione comunale, ad Augusto.

Rilevato che il mausoleo in Piazza Augusto Imperatore non avrebbe potuto d’incanto ritornare fruibile, malinconicamente abbandonato al centro di un cantiere quasi infinito, l’amministrazione è ricorsa all’evento nel Foro dell’imperatore. Iniziativa ammirevole. Alle persone piacciono queste iniziative, perché coinvolgono. Affascinano anche i non addetti ai lavori. Perché utilizzando ricostruzioni danno la possibilità di vedere quel che nella realtà non si vede più. Rianimando quel che sembra fermo. Il tutto inserito in un format che non si discosterà, presumibilmente molto, da quello televisivo che ha decretato a ragione la fortuna di Angela.

Ma qualcosa manca. Manca per la sua stessa natura. E’ un evento e quindi concluso in sé stesso. Senza un “prima” e un “dopo”. Qualcuno direbbe, una contestualizzazione. Che infatti non c’é. “Foro di Augusto. 2000 anni dopo” sarà un successo. C’è da crederlo. Ma rimarrà senza un reale seguito. Così si disperderà l’interesse suscitato. Si affievolirà l’appeal di una delle storie della Città. Non sarebbe stata forse questa l’occasione per coinvolgere i monumenti della città, più o meno direttamente riferibili ad Augusto? Non si sarebbe potuto approfittare del glamour di Angela per presentare alla città monumenti più o meno dimenticati? Per contestualizzare di più e meglio un evento di rilievo come quello del Foro di Augusto?

Quando si pensa all’imperatore, ai suoi monumenti,  viene in mente, certo la tomba in Piazza Augusto Imperatore. Oppure l’Ara Pacis in Lungotevere in Augusta, inserita da Meier in una teca che ha creato molte polemiche e cancellato la sistemazione di Morpurgo. Ma c’è anche dell’altro. Ad esempio il miliarium aureum, la colonna marmorea rivestita di bronzo, dalla quale si misuravano in miglia tutte le distanze dell’Impero, originariamente posta nel Foro di Augusto, visibile davanti al tempio di Saturno, ai piedi del Campidoglio. Ad esempio la statua loricata dell’imperatore posta lungo via dei Fori imperiali. Copia novecentesca in bronzo di quella marmorea ritrovata nella villa della moglie Livia a Prima Porta e conservata ai Musei Vaticani. Ad esempio la statua di Augusto come pontefice massimo, conservata al museo di Palazzo Massimo.
Ancora. Ad esempio l’horologium solarium, la più antica meridiana di Roma, tracciata su un pavimento di lastre di travertino, una parte della quale è visibile nel cortiletto al numero 48 di via di Campo Marzio. Ad esempio l’obelisco di Hierapolis che costituiva lo gnomone di quell’horologium, ora in piazza Montecitorio. Così ad esempio i resti della caserma del corpo dei vigili del fuoco, istituito nel 6 d. C. dall’imperatore. Per vederli bisogna andare a Trastevere, al numero 9 di via della VII Coorte, e scendere nei sotterranei di un palazzone costruito nel dopoguerra.

Recuperare tutto questo, per farne un unico racconto, che si snoda per la città, è il risultato di un’idea ben strutturata. E’ l’esito di un ragionamento complessivo nel quale ogni monumento è parte di un tutto. Forse quei monumenti entreranno nella ricostruzione di Angela. Ma in ogni caso, è probabile, continueranno a rimanere fuori dall’idea di città che si sta elaborando. Ed è un peccato. Perché la città non può rinunciare a nessuna parte. Soprattutto se l’ambizione è quella di includere.