Elezioni Amministrative 2014

Comuni al voto, Cardano al Campo dove la sindaca puntava sulle donne

Laura Prati (Pd), prima cittadina del paese nel Varesotto, è stata uccisa a colpi di pistola nel 2013. Il suo obiettivo era trovare la chiave per conciliare lavoro/famiglia

Il viaggio del fattoquotidiano.it attraverso i Comuni al voto fa tappa anche a Cardano al Campo, in provincia di Varese. Una cittadina di 14mila abitanti stretta tra Malpensa e l’autostrada dei Laghi. Qui il 2 luglio 2013 l’ex comandante della polizia locale allontanato dal posto di lavoro per una presunta truffa ai danni dell’amministrazione, entra in municipio e spara alcuni colpi di pistola contro il sindaco Laura Prati e il suo vice Costantino Iammetti. Quest’ultimo si riprende lentamente. Per lei, invece, il 22 luglio arrivano le complicazioni e infine, la morte.

ITALIA, PAESE PER MASCHI
Sul territorio Laura Prati era molto conosciuta. Impegnata politicamente nel Pd, con ruoli a livello provinciale, era soprattutto attenta alla lotta contro gli stereotipi di genere e al tema della conciliazione tra lavoro e famiglia. Perché se è vero che fare politica è (o dovrebbe essere) un servizio, è anche vero che generalmente per una donna mettere insieme vita privata e vita pubblica rappresenta un sacrificio maggiore rispetto a quanto lo sia per un uomo: “Fare politica comporta per tutti dei sacrifici, soprattutto quando lo si fa in un piccolo comune – spiega Maria Chiara Gadda, giovane deputata Pd – Significa dedicare tutto il proprio tempo al lavoro sottraendo energie alla vita privata: il ruolo pubblico si somma a quello famigliare. Infatti non è così semplice trovare donne disposte a mettersi nelle liste, sapendo già che andranno incontro a un doppio sacrificio – racconta ancora Gadda – Oggi, rispetto al passato l’uomo contribuisce di più alla gestione familiare, ma il peso grava ancora sulle donne cui spettano per antonomasia i cosiddetti ‘ruoli di cura’”.

L’ASSOCIAZIONE IN NOME DI LAURA
In memoria di Laura Prati è nata proprio nei giorni scorsi un’associazione, presieduta dalla senatrice Pd Erica D’Adda, voluta fortemente anche dai familiari della sindaca scomparsa. Il marito, Pinuccio Poliseno, in occasione dell’inaugurazione ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: “Laura ha voluto essere protagonista in una società di uomini: spero che in futuro non si debba più combattere perché le donne siano ugualmente protagoniste nella società”. E gli intenti statutari sono proprio quelli di “promuovere la dignità femminile, favorire l’affermazione delle donne, promuovere le pari opportunità, combattere gli stereotipi di genere”.

OBIETTIVO: CONCILIARE FAMIGLIA E LAVORO
“Laura è stata attenta alle questioni di genere fin dall’inizio dell’attività politica”, racconta Elena Mazzucchelli, amica e compagna di partito di Laura Prati: “Fin da quando faceva parte della consulta delle donne del Pds ha lavorato per portare attenzione su temi come la conciliazione dei tempi lavoro/famiglia. Ha sempre preteso che nella politica le donne avessero un ruolo”. Un impegno che continua negli anni: “Da assessore ha istituito ad esempio servizi come il dopo scuola e il pre scuola oltre allo spazio lezioni, lo spazio Pasqua, lo spazio Natale, facendo cioè in modo che, anche al termine dei giorni di lezione, le famiglie potessero contare su un luogo protetto e assistito dove lasciare i figli, consentendo così alle donne (su cui ancora oggi gravano in maggior misura le incombenze familiari) di svolgere altre attività”. Un’attenzione che si è concretizzata anche in altri ambiti, dai corsi di italiano per donne straniere, allo sportello donna in comune, passando dalla rigorosa rappresentanza di genere anche nelle commissioni: “Per lei – conclude l’amica – non era solo una questione di forma. Inoltre non ha mai rinunciato alla sua vita familiare”.

I NUMERI ROSA
Sono 925 i Comuni italiani amministrati da donne: appena 1 su 8 (di questi sono circa 500 quelli che vanno al voto a maggio). Ma il dato è anche peggiore se si pensa che le sindache, tutte insieme, rappresentano meno di 4 milioni e mezzo di cittadini, ovvero il 7,5% del totale della popolazione italiana. Sopra la media le regioni del nord, con il maggior numero di sindaci donna in Emilia Romagna (18,2%), Valle d’Aosta (14,9%), Lombardia (14,7%), Veneto (14,3%) e Piemonte (14,2%). Fanalini di coda Calabria (5,1%), Sicilia (4,9%) e Campania (4,5%). Tra le città in rosa, una sola è un capoluogo di Regione, si tratta di Ancona, che con i suoi 100mila abitanti è anche il comune più grande attualmente a guida femminile. Appena due, per quanto ancora conti, i capoluoghi di provincia che vedono una donna al comando, sono Alessandria e Fermo. A conti fatti sono invece 56 le sindache in città con più di 15mila abitanti, una ogni 13.

Oggi il Parlamento italiano conta il 30,2% di donne, piazzandosi ai primi posti in Europa. Ma i numeri appena esposti dicono che a livello territoriale, nel tessuto vero del Paese, le donne devono ancora fare parecchia strada prima di raggiungere la piena parità di genere nella rappresentanza politica. Un gap che si supera con una vera rivoluzione culturale. Ma chi e come deve innescarla? “Non sono un’appassionata delle quote panda (rosa, ndr) ma certe volte bisognerebbe forzare i meccanismi introducendo delle regole a favore della parità di genere”.