Economia

Ferrovie: “Investimenti per 24 miliardi”. Ma 15 arriveranno dallo Stato

I soldi pubblici serviranno a mantenere e potenziare la rete ferroviaria nazionale che però Fs gestisce in regime di concessione pubblica. Il piano industriale prevede poi di aumentare i ricavi del gruppo di 1,3 miliardi incrementando il trasporto su gomma

Mauro Moretti si sarà pure guadagnato i suoi lauti stipendi per “aver risanato le Ferrovie dello Stato“, ma il gruppo dei trasporti ha ancora parecchio bisogno del denaro pubblico. Lo ha detto chiaramente lo stesso ex sindacalista presentando il piano industriale delle Fs al 2017: di 24 miliardi di nuovi investimenti previsti, solo 8,5 saranno in autofinanziamento, mentre 15 miliardi arriveranno direttamente dallo Stato. I soldi provenienti dalle casse pubbliche serviranno in particolare, a mantenere e potenziare la Rete Ferroviaria italiana (Rfi), cioè la società privata e controllata al 100% da Fs che gestisce in regime di concessione pubblica l’intera rete ferroviaria nazionale. Gestione che include i sistemi di sicurezza e regolazione ferroviaria e i contratti con le imprese di settore alle quali vende le ultime le tracce treno richieste per la circolazione.

In pratica, quindi, la concessione della rete è in mano alle Fs, che la utilizzano al pari dei concorrenti, ma la manutenzione della rete è a carico dello Stato. “Circa 15 miliardi sono legati al Contratto di Programma tra Stato e Rfi per il mantenimento degli standard di sicurezza sull’intero network e il potenziamento della rete convenzionale, con significativi interventi sulle infrastrutture nei nodi metropolitani, a vantaggio del trasporto locale, e sui Corridoi TEN-T (Trans-european networks – transport) definiti dall’Unione europea“, spiega infatti un comunicato delle Fs, precisando però che “la conferma dei trasferimenti è subordinata alle decisioni che il governo assumerà nei prossimi anni, in base alle risorse finanziarie disponibili e alle priorità degli interventi da realizzare per il potenziamento infrastrutturale ferroviario del Paese”. 

Aiuti di Stato a parte, quindi, il piano industriale pone poi obiettivi a dir poco ambiziosi per i prossimi anni delle Fs. Il gruppo prevede infatti un’impennata dei ricavi fino a 9,5 miliardi di euro (1,3 in più rispetto agli 8,2 del 2012) con un tasso medio di crescita del 3,5% annuo, trainato in particolare dal fatturato dei servizi di trasporto, sia ferro sia gomma, che “supereranno i 7 miliardi nel 2017” (dai 5,9 miliardi del 2012). Ma qual è il piano di Moretti per far crescere così velocemente il fatturato? Dall’azienda spiegano che i conti delle Ferrovie beneficeranno dell’arrivo sui binari, entro il 2017, di 50 treni Freccia rossa 1000, di un’implementazione delle attività di trasporto su gomma in Italia e di un aumento delle attività in Germania. Tanto se dovesse andare male, c’è sempre la buona vecchia tradizione dei rincari a pioggia dei biglietti.

I Senza contare gli altri aiuti aggiuntivi da parte dei contribuenti. Lo stesso Moretti ha parlato alcune settimane fa di “una iniziativa che questo governo ha fatto di 500 milioni per autobus e treni, 200 milioni per questi ultimi”, sottolineando che tale cifra “non è sufficiente per rispondere ai problemi dei pendolari”. Denaro che – precisano dall’azienda – sarà stanziato dal Tesoro come previsto dalla legge di StabilitàAltri soldi sono attesi dalla cessione di Grandi Stazioni, di cui le Ferrovie detengono il 60 per cento e la cui cessione era stata annunciata dall’ex premier Enrico Letta entro il 2014. Sul tema Moretti fa sapere che secondo le stime dei suoi consulenti, la dismissione frutterebbe “molte, molte centinaia di milioni. Speriamo di ricavare molto, più che si può”.