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M5S, Orellana ritira le dimissioni da senatore: “Unico fine bene italiani”

"In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulla mia decisione di lasciare il Senato. Ho riconsiderato con una maggiore serenità d’animo la situazione e ho deciso di ritirare le mie dimissioni continuando così la mia attività parlamentare" dice il parlamentare espulso il 26 febbraio scorso dal Movimento di Beppe Grillo

“In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulla mia decisione di lasciare il Senato. Ho riconsiderato con una maggiore serenità d’animo la situazione e ho deciso di ritirare le mie dimissioni continuando così la mia attività parlamentare”. L’ex M5S Luis Alberto Orellana, espulso lo scorso 26 febbraio insieme ad altri quattro senatori dissenti, fa un passo indietro. Dopo lo scontro con i vertici del movimento e la sua espulsione aveva deciso di lasciare lo scranno di Palazzo Madama. E mentre si allunga la lista di dissidenti le ipotesi su un possibile compattamento dei ribelli per formare un gruppo che guarda con simpatia al governo Renzo diventa più forte.  

Orellana, infatti, spiega che darà voce agli elettori “delusi” dalle scelte del M5S. A quelli che per esempio non hanno gradito il confronto tra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Molte ragioni ci sono dietro questo mio ripensamento – spiega Orellana- ma principalmente ritengo che siano state le innumerevoli attestazioni di stima, supporto e incoraggiamento da parte degli elettori a farmi recedere dalle mie dimissioni. Elettori che pure hanno votato MoVimento 5 Stelle a febbraio 2013 ma che ora, come me, sono delusi e convinti che la linea politica di totale intransigente chiusura sia semplicemente sbagliata”. Chiusura verso l’esecutivo del segretario Pd che su alcuni temi, “ci avete copiato mezzo programma” aveva detto il leader M5S al premier, ha cercato di trovare un accordo. Per Orellana invece quella di Grillo è “una linea politica utile solo alla prosecuzione di governi distanti dalle necessità degli italiani agevolati in questo da una opposizione massimalista e inane. Ritengo di rappresentare questi elettori la cui numerosità è impossibile quantificare ma che ragionevolmente può essere stimata in un terzo degli elettori del M5S; questo proprio perché è stato circa un terzo degli iscritti votanti al M5S che hanno ritenuto di votare contro la mia espulsione”.

Quindi il senatore si prepara a riprendersi il seggio: “Per quanto resta della legislatura ho deciso quindi di agire in Parlamento avendo come unico fine il bene degli italiani nel rispetto del dettato costituzionale dell’articolo 67 che lascia liberi di vincoli di mandato i propri rappresentanti eletti in Parlamento. Assumo dunque su di me la reponsabilità politica di ritirare, nei prossimi giorni, le dimissioni da parlamentare. È una risposta a Berlusconi che mira ai cosiddetti elettori ‘delusi’ del 5 Stelle che certamente non approderanno mai verso i suoi lidi ma piuttosto lotteranno sempre per un Movimento più democratico e con un’alta concezione del rispetto reciproco. È un mio dovere e un rispetto verso i colleghi senatori che se non avessero accettato le mie dimissioni sarebbe parso la casta che si autodifende”. 

Un altro dei senatori espulsi fa critica e autocritica. “Il M5S si è sempre definito come l’ultima barricata prima della violenza, un’espressione civile, anche colta e propositiva ma questa vocazione, se continua così, se i toni non mutano neppure entrando nelle istituzioni evidentemente c’è differenza tra ciò che ci si definiva, l’ultimo treno prima di Alba Dorata, e ciò che si è ora” dice Lorenzo Battista, ora al gruppo Misto, in una intervista alla ‘Gazzetta Giuliana’. Nel futuro, prevede il senatore, per il M5S “al di là dei consensi ci sarà una estremizzazione, almeno negli attivisti”.  

“Mi sono reso conto che un singolo gruppo parlamentare non può fare nulla, serviva maggior dialogo soprattutto con il Governo e un atteggiamento maggiormente propositivo e meno provocatorio”, sottolinea Battista. Quanto alla messa in stato d’accusa di Giorgio Napolitano, Battista spiega: “Non credo ai complotti. Certo che la messa in accusa del Capo dello Stato, con evidenti vizi formali che la rendevano irricevibile, realizzata da un pool esterno di avvocati anonimi quando avevamo i funzionari dell’ufficio legislativo del Senato, con un’altissima professionalità, mi fa pensare che certe mosse siano più uno spot che una presa di posizione”.