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Corriere della Sera, dietro il tutti contro tutti, il fantasma che inchioda gli azionisti

I soci di Rcs hanno un bel rimescolare le carte in cda, ma i problemi dell’editrice del Corriere della Sera restano tutti sul tavolo. Sia che il consiglio di amministrazione che perde pezzi a vista d’occhio venga rinominato post azzeramento, con tanto di prevedibile battaglia tra i soci in assemblea per caldeggiare ognuno i propri candidati, sia che dopo il redde rationem di lunedì 10 si opti per un semplice rimpasto. Il vero nodo, quello dell’eventuale azione di responsabilità per la rovinosa acquisizione di Recoletos da 1,1 miliardi di euro del 2007 è infatti ben lontano dall’essere sciolto. Specie da quando il caso è transitato sul tavolo della Procura di Milano sotto forma di esposto. 

Lo sa bene l‘azionista Diego Della Valle, che a sua volta minaccia da tempo azioni legali contro l’operato dell’attuale consiglio di amministrazione dell’editrice guidata da Pietro Scott Jovane. Ne sono altrettanto consapevoli gli altri soci e, con loro, i vecchi e i nuovi consiglieri di amministrazione che in queste settimane hanno seguito con attenzione l’escalation di richieste di vecchi conti da saldare ai vertici di salotti ed ex salotti della finanza italiana, dove oltre al clamoroso caso delle Generali, c’è stata la machiavellica richiesta di danni alle banche creditrici da parte della Fondazione Mps e il rispolveramento della spolpata Seat Pagine Gialle, che sembrava ormai “al sicuro” in soffitta.

Del resto la compravendita miliardaria di 7 anni fa che ha fatto ricca la famiglia del banchiere spagnolo Emilio Botin, ma ha portato il gruppo editoriale italiano a un passo dal fallimento, chiama in causa proprio tutti. Dall’allora presidente (oggi consigliere) Piergaetano Marchetti, già notaio di fiducia del “salotto buono” che controllava il Corsera, all’ad che ha firmato l’operazione, Antonello Perricone, manager siciliano con un passato nel gruppo Fiat sia nell’auto (Maserati) che nell’editoria (La Stampa e Publikompass) e un presente a capo dei treni Italo di Luca di Montezemolo. A sceglierlo, in sostituzione di un Vittorio Colao che dell’operazione spagnola non voleva proprio saperne, era stato il patto di sindacato che riuniva buona parte degli attuali soci di Rcs sotto la presidenza di Giampiero Pesenti

Accanto al presidente e all’amministratore delegato, poi, nel consiglio di amministrazione di allora sedevano anche gli attuali “sfidanti” Della Valle e John Elkann. Con loro il presidente del socio uscente Mediobanca, Renato Pagliaro e l’erede Italcementi, Carlo Pesenti che nelle scorse settimane si è dimesso dal cda di Rcs in polemica con l’operato dell’ad Pietro Scott Jovane. E, ancora, l’attuale presidente delle Generali, Gabriele Galateri di Genola; l’ex direttore finanziario di Trieste già inguaiato con il Leone, Raffaele Agrusti; il rappresentante della Pirelli di Tronchetti Provera, Claudio De Conto; l’editore-armatore Giorgio Fantoni che la scorsa estate ha ospitato sul suo yacht il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli e il sindaco di Torino, Piero Fassino, ma anche l’ex banchiere e ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera allora in rappresentanza dell’azionista Intesa Sanpaolo. Senza contare i ruoli attivi degli istituti di credito, azionisti e non, con Piazzetta Cuccia che era stata consulente di Rcs nell’operazione, mentre Intesa e Unicredit ne sono stati i finanziatori oggi ansiosi di rientrare.