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Rc Auto, dietrofront del governo Letta sulla riforma pro-assicurazioni

Stralciato dal Destinazione Italia l'articolo dedicato alle polizze obbligatorie per la responsabilità civile degli automobilisti. Ilfattoquotidiano.it aveva denunciato gli emendamenti fotocopia (a favore delle compagnie) di deputati Pd e Forza Italia

Pur avendo difeso a spada tratta il decreto, il governo Letta non vuole un secondo caso Imu-Bankitalia in Parlamento. Tanto che il successivo provvedimento che minacciava già di sollevare un polverone, la controversa riforma della Rc Auto, è stato messo temporaneamente in un cassetto. L’articolo 8 del decreto Destinazione Italia, quello dedicato alle polizze obbligatorie per la responsabilità civile degli automobilisti già sonoramente bocciato dalla Commissione Giustizia della Camera, è stato accantonato. La notizia è trapelata nella mattinata di mercoledì 5 dopo la riunione tra i capogruppo di maggioranza e il governo. La decisione di stralciare l’articolo, viene spiegato, è stata presa “per garantire il superamento dell’ingorgo che metteva a rischio l’approvazione stessa del provvedimento e degli altri decreti”. La commissione Finanze della Camera, poi, ha votato la soppressione.

“Un atto di giustizia nei confronti delle associazioni di tutela delle vittime della strada, dei consumatori e delle migliaia di piccole e medie imprese artigiane del settore dell’auto-riparazione”, ha commentato Marco Di Stefano, parlamentare del Pd e componente della Commissione Finanze della Camera”. Ora, nell’ottica del rafforzamento della capacità operativa del Governo che tutti auspichiamo – sottolinea Di Stefano – si proceda con immediatezza alla presentazione di un disegno di legge che, raccogliendo i frutti dell’intenso dibattito di queste settimane, affronti il tema della Rc Auto dal punto di vista del rafforzamento del sistema delle garanzie per i cittadini e senza penalizzare inutilmente un comparto produttivo che assicura posti di lavoro senza nulla chiedere al bilancio dello Stato”.

Un implicito riconoscimento, quindi, delle istanze di chi, come l’onorevole Franco Vazio del Pd, nella sua proposta di parere della Commissione Giustizia da inviare alle Commissioni Finanze e Attività produttive aveva evidenziato tutti i punti ambigui della nuova normativa suggerendone in pratica la cancellazione in toto. A partire da quelli che riguardano potenzialmente tutti i cittadini, come il depennamento dei risarcimenti per i cosiddetti danni lievi già fortemente limitati dal governo Monti e la decadenza del diritto di richiesta di risarcimento in mancanza di apertura della pratica entro 90 giorni dall’incidente. Ma senza trascurare tutte le altre novità che il governo in precedenza voleva introdurre, dall’uso della scatola nera come prova principe, ai paletti sulla raccolta delle testimonianze sugli incidenti, passando per l’utilizzo delle carrozzerie convenzionate e i limiti alla cessione del credito ai carrozzieri. Tutti elementi che avevano fatto pronunciare al collega del M5S Andrea Colletti membro della stessa Commissione Giustizia, un severo giudizio sulla riforma: “E’ talmente sbilanciato a favore delle imprese di assicurazione e a sfavore degli assicurati da sembrare scritto direttamente dalla Unipol”.

Prima di loro, sul fattoquotidiano.it, era stato l’avvocato Marco Bona a pronunciarsi duramente sulla normativa in arrivo. “Uno stravolgimento dei diritti del cittadino abominevole”, aveva detto il 14 gennio scorso a proposito del decreto originale, parlando di “successo enorme” per la lobby delle assicurazioni, Ania e la compagnia delle coop che controlla il mercato della Rc Auto, Unipol. Tanto più che in coda al decreto alla Camera si stavano manifestando coincidenza davvero curiose. Come il caso dei tre onorevoli (due di Forza Italia e uno del Pd) che, separatamente, il 23 gennaio hanno presentato ben tre emendamenti identici per chiedere in sostanza una revisione dei risarcimenti morali per danni gravi come gli incidenti mortali o fortemente invalidanti. Proposta che, come testimoniano le dichiarazioni dell’Ania dei giorni scorsi, è perfettamente in linea con le richieste delle compagnie che, per bocca del presidente dell’Associazione, Aldo Minucci, si sono dette pronte a tagliare i prezzi delle polizze obbligatorie solo a fronte “modifiche normative sulle cause che determinano il maggior costo dei sinistri in Italia rispetto ai principali paesi Europei: i risarcimenti particolarmente elevati delle lesioni gravi”.

Dal canto loro Vazio e il presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd) rivendicano “un successo nell’interesse dei cittadini consumatori e delle piccole e medie imprese artigiane del settore dell’autoriparazione, è un cambio di direzione importante”. I due deputati auspicano ora “un immediato disegno di legge che sappia contemperare al meglio gli interessi in gioco“. Anche perché l’articolo 8 nella versione presentata all’esame della Commissione “era una norma che di fronte alle compagnie d’assicurazione penalizzava e sacrificava i diritti dei cittadini danneggiati e degli artigiani in modo non coerente e non ragionevole”. Non solo. “In commissione Giustizia – sottolineano Vazio e Ferranti – abbiamo per primi sollevato le criticità di tale norma esprimendo un parere negativo. Lo stralcio è un risultato che rivendichiamo, tanto più che i deputati 5 stelle, paladini a parole dei cittadini, degli artigiani e delle Pmi, non hanno partecipato al voto sul parere”. Affermazione, quest’ultima, indirettamente contestata dai pentastellati che in una nota sostengono il contrario parlando di “una chiara e limpida vittoria del Movmento 5 stelle” e di una “nostra pressione politica e mediatica che ha sortito gli effetti sperati”.

Anche la Lega, però, vuole rivendicare il merito dell’inversione di marcia. “E’ una vittoria della Lega Nord, che fin da subito si è fortemente opposta a una norma liberticida il cui unico scopo era favorire le assicurazioni senza alcun beneficio per gli utenti”, hanno prontamente commentato i deputati del Carroccio Nord, Filippo Busin e Guido Guidesi. “Se lo stralcio dell’art 8 sarà confermato in Commissione, sarebbe il segno di un minimo di lucidità in un governo in apnea”, fa sapere dal canto suo Pietro Laffranco (Fi), membro della Commissione finanze della Camera che parla di “una norma cervellotica e dannosa per tanti, ad iniziare dai carrozzieri, passando per avvocati e medici legali ed arrivando alle vittime degli incidenti sulla strada, ma soprattutto non idonea a perseguire lo scopo dichiarato, ossia abbassare le tariffe Rc auto tra le più alte d’Europa che penalizzano le famiglie italiane”.