Cinema

Chaplin, 100 anni fa nasceva Charlot. Ecco il romanzo inedito Footlights

È il 7 febbraio 1914 e l'artista che si fece beffe di Hitler inventa il “Vagabondo” con bombetta, baffetti e bastone. Da lunedì nelle sale ritorna il film restaurato La febbre dell'oro e online sarà possibile l'opera scritta ambientata a Londra su cui sono stati necessari dieci anni di lavoro per arrivare alla pubblicazione

“Odio il teatro. O forse non è il teatro che odio, è il pubblico. Li odio, quei bastardi. E per quanto li odi, non c’è niente che ami come sentirli ridere”. Parole di Charles Chaplin, ritrovate grazie al Progetto Chaplin della Cineteca di Bologna che pubblica l’unico romanzo, Footlights – rimasto inedito per oltre sessant’anni – scritto dal genio che si fece beffe diHitler, nel 1940, interpretando il Grande dittatore. Charlot compie 100 anni e la Cineteca di Bologna apre gli archivi della famiglia Chaplin, con questo libro, e portando nei cinema un film appena restaurato.

È il 7 febbraio 1914, Charlie Chaplin inventa il “Vagabondo” che, con bombetta, baffetti e bastone, compare per la prima volta nel cortometraggio Kid auto races at Venice e diventa una delle maschere comico-malinconiche più famose del mondo. Cento anni dopo Charlot, la sua camminata buffa e il completo nero, ritorna sul grande schermo, da lunedì nelle sale con The gold rush, La Febbre dell’oro, il capolavoro del 1925, distribuito dalla Cineteca di Bologna e appena restaurato dal “Laboratorio l’immagine ritrovata”, che da tredici anni sta lavorando al recupero e alla digitalizzazione dell’intera opera chapliniana, più di 70 titoli, tra comiche e film.  La scena della casa pendente da La febbre dell’oro restaurato dalla Cineteca di Bologna

“È un’emozione immensa per noi – confida Cecilia Cenciarelli, responsabile del Progetto Chaplin della Cineteca di Bologna – È un passaggio storico: sarà possibile rivedere La febbre dell’oro con una qualità dell’immagine come non si è mai vista, con il ritmo e la velocità originali recuperati e soprattutto con le musiche originali, quelle per orchestra scritte dallo stesso Chaplin”. Non solo, perché se 13 anni sono serviti per rendere immortale quasi tutta l’opera cinematografica di Chaplin, ne sono serviti dieci per pubblicare, per la prima volta in assoluto, l’unico romanzo scritto dal genio nato in Inghilterra nel 1889. Si tratta di Footlights del 1948, l’unico caso in cui un futuro film di Chaplin, Le luci della ribalta del 1952, prima delle riprese prende forma in un vero testo letterario. “È stato un lavoro molto complicato – spiega Cenciarelli – perché negli archivi il dattiloscritto era presente in diverse stesure. Quindi abbiamo cercato di ricostruire quella che più verosimilmente è la stesura definitiva, così come Chaplin la intendeva. E questo lavoro è stato possibile soltanto grazie all’approvazione della famiglia e all’aiuto di David Robinson, il biografo ufficiale di Charles”.

Footlights può essere considerato a pieno titolo il testamento artistico di Chaplin, che ritorna nella sua città natale, Londra, raccontando le proprie insicurezze legate al passare degli anni e il rapporto con un pubblico che in quel momento, dopo l’insuccesso di Monsieur Verdoux (1947), teme lo abbia abbandonato: “Odio quei bastardi, ma non c’è niente che ami come sentirli ridere”. Un viaggio nella Londra ancora dickensiana degli anni Dieci del Novecento, la Soho dei teatri, il mondo degli impresari, il music hall e i balletti di Leicester Square. I protagonisti sono il vecchio clown Calvero, dipendente dall’alcol, come il padre di Charles, e la bellerina Thereza.

Nelle prime ombre del crepuscolo – il romanzo comincia così – mentre la luce dei lampioni di Londra si faceva più viva contro un cielo color zafferano, Thereza Ambrose, una ragazza di diciannove anni, stava scivolando fuori dalla vita; sprofondava nel buio di una stanza povera e angusta, in una delle strade secondarie di Soho. La luce che entrava dalla finestra dava rilievo al suo profilo pallido, mentre la ragazza giaceva supina sul letto, il corpo appena sbilanciato oltre il bordo di un vecchio letto di ferro. Una cascata di capelli scuri si spandeva sul cuscino, incorniciando la delicatezza di lineamenti ora calmi, tranne la bocca che si contraeva in un tremito. Nella stanza, le tracce solite della tragedia: un flacone vuoto di sonniferi, una valvola del gas aperta che emetteva un debole fischio. Faceva da contrappunto alla scena un organetto meccanico giù in strada, che intonava allegramente, a ritmo di valzer, una delle canzoni popolari dell’epoca”.

“Footlights/The World of Limelight”, in lingua inglese, Edizioni Cineteca di Bologna, è in vendita on-line su amazon.com e sul sito della Cineteca

Dal Fatto Quotidiano del 1° febbraio 2014