Politica

Forza Campania: ritorna Cosentino, figliol prodigo di Berlusconi

Sono sempre del parere che un padre può fare degli sgarbi, anche notevoli, ai figli o a qualche figlio, ma i figli non dovrebbero mai fare lo stesso sgarbo al padre. Io resto figlio di Silvio Berlusconi. A parlare non è un figlio di Don Vito, il protagonista della saga familiare de il “Padrino” di Francis Ford Coppola ma Nicola Cosentino. L’ex sottosegretario all’Economia dell’ultimo governo Berlusconi, dopo i dieci mesi forzatamente sabbatici trascorsi tra il carcere di Secondigliano e gli arresti domiciliari fuori regione, ritorna ufficialmente alla politica.

L’ex potente coordinatore regionale del Pdl nella sua prima uscita pubblica pesa le parole e lancia segnali precisi indirizzati all’ex premier. “Se fossi stato al posto di Silvio Berlusconi avrei candidato Cosentino” dice in modo “distaccato” di se stesso. Lo sguardo è attento, l’espressione del volto impassibile, la battuta sempre tagliente. Quelle viste nel salone della Stazione Marittima di Napoli sembravano scene d’altri tempi: abbracci, pacche sulla spalla, cori, lacrime, imbasciate sussurrate all’orecchio. “Nick ’o mericano” è tra la sua gente, quella stessa gente che lo ha reso personaggio di peso politico nazionale. Cosentino ha preso per mano un partito che nei fatti non esisteva in Campania facendolo diventare una macchina da guerra. Grazie a lui nel 2008 in Campania sono stati eletti ben 38 deputati e 14 senatori. Numeri da capogiro, oltre un milione e seicentomila voti raccolti, pari al 12 per cento del consenso totale incassato dal Pdl a livello nazionale. “Mi sento a casa, mi sento in famiglia” ha detto l’ex deputato.

Tra ovazione e entusiasmo è così nata “Forza Campania”, un progetto politico targato Cosentino che già conta 8 consiglieri regionali, senatori, onorevoli, svariati sindaci e molti consiglieri comunali. E’ un avviso di sfratto esecutivo per l’eterno nemico di Nick ‘o mericano, il governatore, (incolore, insapore, inodore) della Campania Stefano Caldoro. La verità è semplice: Nicola Cosentino resta un ras, un notabile. Nelle sue mani è racchiuso un enorme potere. E’ quello che da sempre sostengono i magistrati Antonello Ardituro e Alessandro Milita: “Continua ad essere influente nonostante la dismissione dagli incarichi politici”. Motivo sostanziato da più livelli di giudizio terzo che hanno confermato l’applicazione delle misure cautelari per l’ex onorevole nonostante l’avvio dei due processi che lo vedono coinvolto fossero già incardinati. La ritrovata libertà – lo scorso 8 novembre – con la revoca degli arresti domiciliari del politico ha trovato la ferma opposizione dei magistrati che hanno presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.

I giudici hanno dato ragione ai pm annullando il provvedimento emesso dal Tribunale. Insomma l’ex pupillo di Berlusconi rischia di nuovo di finire dietro le sbarre. Cosentino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e tentativo di reimpiego di capitali illeciti nella costruzione (mai avvenuta) del centro commerciale “Il Principe”. Se prima Nick ’o mericano giurava – appena ottenuta la revoca dei domiciliari – “Non voglio parlare più di politica. Ormai non faccio più politica”. Adesso con grinta spiega : “Io sono qua per dire che ci sono, ci sono sempre stato, ci sarò e continuerò a dare un mio contributo”. E’ vero: a volte ritornano. Ma l’ex potente deputato bollato come impresentabile (non ricandidato) non è mai uscito di scena. L’impressione è che Nicola Cosentino vuole chiudere con le incomprensioni del passato, far valere il suo peso politico e guardare al futuro con una possibile candidatura alle prossime Europee.

L’ex numero uno del Pdl con la nascita di Forza Campania vuole far capire al costituente papà Berlusconi che lui, suo figlio politico, non ha cambiato mai strada e non è sua intenzione fare sgarbi al padre che sbaglia. Una strategia chiara quella di Cosentino, un tentativo di riaffacciarsi nell’agone politico e riconquistare l’immunità anche perché i processi che lo vedono sul banco degli imputati non si stanno mettendo proprio sulla buona strada.