Scuola

Caro Renzi, parliamo di scuola. Seriamente

Avendo fatto per molti anni l’insegnante di scuola secondaria superiore, con qualche velleità sindacale, sono sempre molto attento alle notizie e alle discussioni che riguardano la scuola. Quindi mi ha molto colpito, qualche giorno fa, il fondo di Marco Politi che, per denunciare l’assenza di una politica capace di abbattere veramente i privilegi, partiva dalla notizia dell’ennesimo torto subito dai precari della scuola a cui è stata tagliata la monetizzazione delle ferie, un gruzzoletto di euro per intenderci.

Ho pensato, leggendo quelle righe, al discorso di Renzi dopo il suo clamoroso successo alle primarie, un discorso ormai celebre. Parlando della scuola e della necessità di riformarla, riportandola al centro delle attenzioni del governo, il neo segretario PD è ricorso a un tema molto in voga nei discorsi sull’istruzione: quello della perdita di prestigio degli insegnanti che quando rimproverano o sanzionano un alunno vengono attaccati dai genitori, mentre un tempo i genitori stavano saggiamente sempre dalla parte dei docenti.  E’ un ritornello che si sente continuamente al bar, sul tram, in spiaggia. Certo ci sarà del vero, come in tutti i luoghi comuni, ma che questo possa diventare il simbolo dei problemi dell’educazione in un paese che ha l’obbligo scolastico più basso d’Europa non mi pare opportuno, anzi forse è fuorviante.

Scegliamo dei temi più seri, più ampi e profondi se davvero abbiamo a cuore il futuro della scuola. Come si può immaginare, infatti, che dei cittadini, magari pure un po’ rozzi, abbiano rispetto e stima degli insegnanti se il primo a non mostrare alcun rispetto, a trattarli come carne da cannone è proprio lo Stato? E’ su scelte come queste che voglio vedere e giudicare le reali intenzioni e capacità di Renzi. A cui mi permetto di segnalare un dato.

Se non sbaglio – e vorrei sbagliarmi – è tuttora in vigore quella norma che decurta dallo stipendio degli insegnanti il primo giorno di malattia. Si tratta di una norma nata nel delirio brunettiano sui fannulloni e ovviamente accolta con piacere dal duo Gelmini-Tremonti, una norma oscena, indegna di un paese civile, una cosa che grida vendetta, che merita ampiamente tutte le possibili forconate e dovrebbe sparire immediatamente dalla vita scolastica per occupare un posto solo nella pattumiera della storia, come ricordo di un’epoca buia. Ecco, Renzi, ora che è il responsabile del maggior partito della maggioranza di governo, nonché della sinistra, chieda subito di cancellarla quella norma, lo faccia senza indugio, senza se e senza ma, senza fare chiacchiere ma dimostrando con i fatti che idea ha della scuola.