Mafie

Bologna chiama Napoli, nell’antimafia non ci sono solo le Rosy Canale

Non mi colpisce più di tanto l’arresto di Rosy Canale, coordinatrice del “Movimento delle donne di San Luca”, che avrebbe utilizzato i fondi che riceveva per la realizzazione di progetti antimafia in auto e vestiti. Voglio dire può accadere. I soldi nell’antimafia girano a fiumi. Parlare di legalità e rispetto delle regole quanto meno allontana i sospetti. Nei mesi scorsi vi ho informato di come funzionano certe cose nell’industria dell’anticamorra e la lobby del bene a Napoli e dintorni e cioè come dire nel mondo. Una preveggenza? No. E’ la constatazione di un sistema diabolico dove carrieristi, affaristi, piccoli manager, entità grige lavorano, fiancheggiano, sostengono tutto ciò che è potere per il potere traendone interessi personali, di bottega e vantaggi politici per loro e per gli altri.

La trasparenza è parola lontana e vuota. Certo non bisogna generalizzare. Questa piovra, perchè di questo si tratta, poggia i suoi tentacoli sui tanti, volontari, associazionismo, gruppi territoriali che nella maggior parte dei casi sono all’oscuro dei loro traffici perché credono nella legalità e nella buona fede delle persone. Anzi  rischiando la vita con generosità ogni santo giorno e per giunta gratuitamente. Sposo in pieno le dure parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri “Non possiamo tollerare che ci sia gente che lucra e che dell’antimafia fa un mestiere. Ci sono condotte che non hanno rilievo penale ma sono moralmente riprovevoli. Nella lotta alla mafia bisogna essere seri, non ci sono ma e non ci sono se”.

Cedo volentieri questo spazio del mio blog – tanto generosamente seguito – a Alessandro Gallo, Giulia di Girolamo, Salvo Ognibene, Alessandro Pecoraro, Maria Cristina Sarò rappresentati dell’Associazione Culturale Caracò, la quale da anni si occupa, attraverso l’editoria e il teatro, di progetti di impegno civile con particolare interesse alle tematiche del contrasto alle mafie che hanno scritto una lettera aperta alla direzione del Teatro Duse di Bologna dove era in programma lo spettacolo teatrale antimafia proprio di Rosy Canale.

“Sono tanti, sono troppi, i professionisti dell’antimafia che vivono di inganni. Siamo convinti che lo spettacolo sarà presto cancellato dal cartellone, però ci fa male sapere che un teatro della nostra città, quella Bologna che ci ha accolti da studenti e ci ha formati in cittadini impegnati, sia stato preso in giro a tal punto da lasciare, su quel palco, un vuoto. Un buco. Una voragine. Noi, che siamo un gruppo di giovani scrittori, attori, autori, giornalisti, studenti, che hanno fatto dell’antimafia un’azione quotidiana, girando, a spese proprie, per tutte le scuole della Regione con la sola forza di una rete di coetanei e di associazioni che ci sostengono ed appoggiano i nostri progetti, chiediamo, a titolo gratuito, di poter riempire quel buco.

Lo chiediamo perché è giusto che scuole e cittadini vengano a conoscenza di un’altra antimafia, fatta di persone qualunque che dedicano i loro pomeriggi nelle scuole superiori a fare teatro e giornalismo di inchiesta raccontando a tutti i cittadini di questa città che esistono strumenti per difenderci e attaccare le mafie. E il teatro, grazie alla forza che la parola assume su quel legno, è tra questi. Cinque anni fa abbiamo attivato dei laboratori di teatro per gli studenti del’ITCS Gaetano Salvemini di Casalecchio di Reno, abbiamo inaugurato un format che da anni sta diventando una buona pratica da imitare, si chiama Il viaggio legale, da Emilia a Romagna*, dal quale è nato uno spettacolo teatrale, “Mafia pop, stop!” dove un esercito di giovani studenti raccontano le mafie in Emilia Romagna.

Le raccontano dalla prostituzione al gioco d’azzardo, dall’edilizia alla droga. Le raccontano mettendoci la faccia. Sono giovani, hanno energie e coraggio, sono portatori di una sana e pulita antimafia. Il nostro progetto, in questi anni, ha ricevuto premi e riconoscimenti che sono serviti per portare i nostri ragazzi in giro, per lo stivale, a raccontare che differenza c’è tra l’antimafia di carriera e l’antimafia come azione quotidiana. Rosy Canale ha lasciato un buco e un’offesa. Un buco che, i ragazzi e gli studenti che formiamo ogni giorno, possono riempire con talento e partecipazione. Una partecipazione attiva e un impegno che nasce dal lavoro in e per questa città. Una città che è tale se offre ai propri cittadini la verità dell’educazione e la limpidezza dell’offerta culturale.

Chiediamo alla direzione del Teatro Duse la comunicazione della vicenda agli abbonati e ai cittadini, ai quali si vendeva un’offerta culturale legale. Chiediamo alla direzione del Teatro Duse di dialogare con i nostri ragazzi e di poter aprire le porte del suo teatro ad un’offerta di cultura libera. Chiediamo un dialogo aperto come operatori ed esponenti di un percorso già attivato e attivo in questa città. Un momento di confronto con le associazioni che si occupano, senza scopo di lucro, di attività di sensibile interesse per la formazione del cittadino. Un momento di cultura e di scambio tra studenti ed operatori di questa città. Chiediamo una giornata di incontro e dialogo all’insegna della cultura della legalità”

*“Il viaggio legale, da Emilia a Romagna” è un format di teatro e giornalismo di inchiesta sostenuto e promosso da Comune di Casalecchio di Reno nell’ambito del progetto “Il futuro volta le spalle alle mafie” (menzione speciale Premio Cevenini 2013 indetto dalla Provincia di Bologna), (Primo premio miglior spettacolo a sfondo sociale al Festival Teatro Lab di Reggio Emilia). Prima rappresentazione maggio 2013 presso “Pubblico. Teatro di Casalecchio di Reno”. Il progetto è rientrato tra le buone pratiche dell’antimafia della rete Concittadini – Assemblea Legislativa Regione Emilia Romagna.