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Crisi, in Europa meglio ascoltare Maijor che Rehn

Le inopportune dichiarazioni di Olli Rehn dell’altro giorno, come al solito in favore della sua allucinante politica di austerity in periodo crisi, cui però ha finalmente risposto per le rime il nostro Presidente del Consiglio, sembrano più mirate a farsi propaganda in vista della sua candidatura alle prossime elezioni Europee che a dare reali consigli operativi. Non ci può essere infatti altra ragione che quella opportunistica pro domo sua allo scetticismo fuori tempo e fuori luogo del candido Olli. Lui, con le sue scellerate politiche (che più che economiche parevano le vecchie istruzioni d’uso dei contadini per tirare il collo alle galline senza farsi prendere dai rimorsi) è riuscito, insieme ad altri campioni come lui, a mettere in ginocchio l’intera Europa in soli tre anni, favorendo solo la Germania. E magari adesso si illude davvero di essere nella posizione corretta per dare lezioni di economia.

Allora è meglio che si snebbi subito il cervello e si renda conto che sono proprio lui e gli altri, quelli che hanno assecondato la famigerata politica di austerity europea, i maggiori responsabili della gravissima crisi che affligge ancora l’Europa. Il debito degli Stati sovrani è il “materiale” che hanno usato per scatenare la crisi non la sua causa. E’ già stato spiegato abbondantemente (anche da me in altri articoli precedenti) che il debito, salvo forse quello della Grecia, non era motivo sufficiente a scatenare questa improvvisa e assolutamente non giustificata crisi, se non fosse stato per l’irresponsabile comportamento dei nostri “economisti” in Europa, che hanno “chiuso tutti gli idranti proprio mentre scoppiava l’incendio”.

Si fa bello Olli mostrando le politiche virtuose del suo paese per far vedere come si comporta chi è bravo. Ma poi la lezione dovrebbe fermarsi lì. E’ vero che alcune nazioni europee (compreso l’Italia) si sono comportate da “cicale”, non da “formiche” (come la Finlandia), ma ciò non autorizza ad attuare la criminosa messa in atto di una politica punitiva che punisce il popolo innocente invece che i suoi amministratori incapaci o disonesti.

In tutti i paesi tuttora flagellati dalla crisi sono proprio i più poveri e chi non ha colpa, perché non ha mai avuto potere, a pagare tutti gli anni di sprechi e ruberie fatti da chi era al potere, non certo loro.

Ma gli “economisti” alla Rehn non perdono occasione per farsi “belli” e non si accorgono nemmeno (o fanno finta di non vedere ) che se un briciolo di speranza per la ripresa è adesso possibile vedere, non è certo merito delle sciagurate politiche di austerity imposte nel momento più sbagliato, ma per il fatto che, non essendoci più nessuna popolazione in abbondanza di crescita a livello globale, anche quelli che crescevano hanno dovuto rallentare per non entrare a loro volta in una bolla di iperproduzione che non trova più collocazione. Inoltre le nazioni stesse, non trovando più adeguata crescita nelle esportazioni, devono ripiegare nel sostegno ai consumi interni. Solo questa è in realtà la debolissima speranza di ripresa che stiamo attualmente accarezzando, non certo le fesserie pro-austerity dello straripante Rehn.

E a proposito delle vere cause della crisi, Rehn provi ad ascoltare il suo collega Steven Maijor, presidente della European Securities and Markets Authority (Esma) che ha inviato alle tre maggior agenzie di rating (Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch) un avviso per informarle che la sua Commissione sta investigando sui rating a “grappoli” emessi a suo tempo dalle tre agenzie (interessando cioè più nazioni contemporaneamente), sul debito sovrano dei paesi più colpiti dalla crisi.

In questo modo, abbassando cioè il rating a diversi paesi contemporaneamente, si è esacerbato oltre il necessario il rating dei paesi presi di mira, senza tener adeguatamente conto delle diversità insite in ogni specifica economia, andando così a creare una scorretta turbativa di mercato con le nefande ripercussioni osservate in seguito.

Steven Maijor dice che “l’investigazione di Esma ha lo scopo di assicurare che gli utenti (cioè gli Stati) possano avere certezza che le agenzie utilizzano un adeguato sistema di controllo al fine di assicurare che il giudizio emesso sia assolutamente tempestivo, rigoroso e privo di conflitti di interessi”.

Non posso che essere d’accordo con questa indagine della Esma, l’esasperazione eccessiva dei rischio sul debito sovrano dei paesi europei è denunciata ampiamente anche nei miei articoli su questo blog.

Dallas, Texas