Economia

Sace, nella riorganizzazione interna viene fatto fuori il direttore comunicazione

In attesa della privatizzazione, annunciata nei giorni scorsi dal governo, è stata abolita una divisione del gruppo, portando al licenziamento di Stefania Pensabene. Mentre il presidente della Cdp, che controlla l'azienda assicurativa, non esclude la quotazione in Borsa

Cosa succede all’interno della Sace? In attesa della privatizzazione, annunciata nei giorni scorsi dal premier Enrico Letta, è scattata una nuova riorganizzazione interna che ha portato all’abolizione della divisione comunicazione. In questo modo è stato fatto fuori un unico manager, il direttore della comunicazione Stefania Pensabene.

Chiusa la divisione comunicazione, che aveva un budget di 2 milioni di euro, una delle ipotesi sul tavolo è che il servizio venga affidato a un gestore esterno. A che prezzo non si sa. Il gruppo assicurativo attivo nell’export credit è passato di mano nel 2012 dal Tesoro alla Cassa depositi e prestiti, che nella relazione semestrale chiusa al 30 giugno scorso ha valutato questa partecipazione per un valore di 6,05 miliardi. La Sace, guidata da Alessandro Castellano, ha chiuso il 2012 con un utile di 255 milioni, che è valso a Cdp un dividendo da 234 milioni, mentre nei primi nove mesi del 2013 ha incassato profitti netti per 327 milioni.

Nelle intenzioni del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, dovrebbe finire sul mercato circa il 60% della società. Intanto Franco Bassanini, presidente della Cdp, non esclude la quotazione in Borsa per il gruppo assicurativo. “In merito alla cessione della maggioranza di Sace non abbiamo ancora deciso come realizzarla – ha detto – se vendendo a privati o tramite un collocamento”.

La Sace, nata nel 1977 come sezione speciale per l’assicurazione del credito all’esportazione dell’Istituto nazionale assicurazioni, si occupa di sostegno delle imprese nelle esportazioni e assicurazione del credito. E’ stata trasformata nel 2004 da ente pubblico in Spa e da allora non assicura più soltanto i crediti all’export a lungo termine, ovvero quelli che vanno a finanziare opere pubbliche, ma anche i normali crediti commerciali.