Società

I diritti gay e la famiglia del Mulino Bianco

Oramai siamo al paradosso che chiunque possa liberamente (come è giusto che sia) rivendicare la propria sessualità ed identità, il proprio orientamento ma non più il proprio pensiero. La libertà di pensiero vacilla ed è oggetto di inaudite aggressioni, mistificatrici perché mimetizzate da rivendicazioni di pari opportunità.

Quello che viviamo mi pare un clima da Medioevo o, secondo alcuni, tale da preludere scene da Arancia meccanica, finalizzate ad instillare il pensiero unico. Evocato da un mainstream che avanza inesorabilmente, solo per chi ha gli occhi per vederlo. Un vero e proprio revanscismo che non perde occasione per strumentalizzare episodi come quello di ieri.

E’ bastato che Guido Barilla, presidente del gruppo Barilla, dicesse ieri a La Zanzara quanto segue: “Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale”. Ed ancora: “Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda”. Ma la pasta la mangiano anche i gay, hanno osservato i conduttori Cruciani e Parenzo, ottenendo in risposta: “Va bene, se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti. Io rispetto tutti, facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al matrimonio omosessuale, ma no all’adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso”.

E’ sufficiente dichiarare ciò per essere subito definiti omofobi o anti-gay? E’ come se sostenere di essere cattolici sia un’aperta dichiarazione di ostilità contro i musulmani e le altre religioni. Assurdo.

Parole, quelle di Barilla, che pongono al centro il modello di famiglia tradizionale, – e che in realtà bisognerebbe chiamare semplicemente naturale -, quella sulla quale è sempre stata fondata la società umana. Oggi tale lettura viene definita conservatrice. La società è cambiata, certamente, le famiglie fondate su una relazione stabile e duratura vacillano e rischiano di franare (quasi 1 su 2 è destinata ad una separazione). L’eterosessualità lascia spazio ad altre forme di espressione della sessualità, al pari delle unioni tradizionali. In ciò la libertà (il bene più prezioso dell’uomo insieme alla vita) trova le sue massime espressioni.

Le unioni gay possono rivelarsi più felici e accoglienti di tante famiglie tradizionali, non si discute. Chi rivendica il diritto di poter formalizzare la propria unione fa bene a chiederlo. L’omofobia è giusto che venga punita al pari di ogni forma di intolleranza e di sessismo. Ma da qua a voler pretendere di leggere un attacco omofobo e anti-gay ogni volta che si manifesti liberamente un pensiero difforme c’è un abisso.

Da ultimo in Italia assistiamo invece a ondate di rivendicazioni di modelli che si vogliono imporre non a fianco del modello tradizionale ma in sostituzione del modello tradizionale. Se pronunci le parole gay-omosex-lesbo-trans articolando un pensiero rischi di essere bollato per intollerante e omofobo. Nella stessa misura divieni negazionista se pronunci la parola femminicidio osservando che il fenomeno va ricondotto nella violenza domestica e tra i sessi, ridimensionando i numeri e la gravità.

Le perduranti campagne irritualmente condotte anche a livello istituzionale (dalla terza carica dello Stato, tanto per intenderci), pervicacemente liberticide, volte ad abrogare Miss Italia, a censurare la pubblicità dove la donna riveste ruoli domestici, a reprimere la libera opinione sul web, a sostenere la soppressione della diversità tra il sesso maschile e quello femminile (genitore 1 e genitore 2), tra il ruolo di padre e quello di madre, mi fanno orrore. Mi paiono esempi di inquietante ingegneria sociale.

Se è anti conformista e rivoluzionario sostenere che bisogna difendere le diversità tra i sessi, nell’ottica però della piena tutela dei diritti tra gli stessi, concetti non certo antitetici, sono fiero di essere definito tale. La diversità – accompagnata dalla parità – è un bene prezioso che tutti noi dobbiamo salvaguardare. Chi pretende di trasformare la società in un esercito di esseri indistinguibili gli uni dagli altri mi preoccupa. Chi pretende di inculcarti il suo pensiero e di omologare il tuo mi preoccupa. Chi rivendica più diritti con lo scopo non di avere gli stessi diritti altrui ma di avere più diritti degli altri mi preoccupa. E temo che sia lo specchio dei nostri tempi.