Trash-Chic

Trash-chic, è cominciata la grande fuga dall’ultima riserva dei paperoni italiani

“La crisi sale in quota?”, chiedo a un agente immobiliare di Sankt Moritz. Come nomino il Fatto Quotidiano vorrebbe scappare. Gli prometto l’anonimato in cambio di informazioni di prima mano: “Una buona parte di case di proprietà degli italiani sono sul mercato. Hanno paura degli accordi anti-evasione fra Svizzera e Italia o forse – spiega – devono liberarsi di un bene non dichiarato. Comunque il clima d’incertezza si fa sentire pure a queste latitudini. Il metro quadrato dipende dalle zone e dagli immobili: va da un minimo di 25 mila franchi (l’equivalente di circa 20mila euro)”. Salgo sulla collina del Suvretta, la Beverely Hills di Sankt Moritz. Qui ancora troneggiano casa Agnelli, villa Onassis, lo chalet di Herbert von Karajan, la magione del conte Corrado Agusta, la tenuta di Stavros Niarchos, il palazzo di pietra grigia dell’ex Scià di Persia che fece esclamare Berlusconi quando, anni fa, lo prese in affitto: “Abiterei volentieri nella portineria”. Non aveva tutti i torti. Qui il mattone non conosce crisi, i prezzi schizzano fino a 60 milioni di franchi per villa. L’avvocato Agnelli – grande conoscitore di vizi – aveva fotografato già così la realtà fatta di nuovi ricchi, vecchi ricchi e finti ricchi: “Mi divertivo quando ci andavano le contesse che facevano le puttane. Adesso ci vanno le puttane che fanno le contesse. Non mi diverto più”. Oggi Sankt Moritz, scale mobili futuriste che collegano il lago con la parte alta, assomiglia più a Shanghai che a un villaggio alpino. Shopping arcade da Fifth Avenue e vetrine che brillano di ‘diamantoni’. Qui, oltre al Rumantsch Grischun, dialetto ladino dell’Engadina, si parla italiano e russo. “Russi e italiani erano i nostri migliori clienti. Gli italiani non lo sono più”, conclude la gola profonda.

Chi scappa dall’Eldorado e chi ci arriva in cerca di lavoro. Anna Recchia, 28 anni, di Putignano, provincia di Bari, laureata in lingue con 110 e lode all’Università di Bari. “Le stime non sono ufficiali, ma la disoccupazione giovanile vola al 40% e le statistiche ci dicono che su tre, uno ha un lavoro, uno è disoccupato, l’altro è irregolare”. E allora Anna, graziosa e aggraziata, ha pensato bene di venire a cercare lavoro a Gstaad e, cavandosela bene con l’inglese e il tedesco, l’ha trovato al Grand Hotel Bellevue di Gstaad. Concierge in frac, divano di cuoio invecchiato lungo 17 metri e cognac Rémy Martin Louis VIII, riserva rarissima ‘Black Pearl’, da diecimila euro in su la bottiglia. Grembiulone nero e camicia bianca inamidata, si è letteralmente rimboccata le maniche e fa la bar attendant. “Scriva pure che faccio la cameriera, non mi vergogno. Ma almeno – mi dice – lo stipendio è buono”. Due volte e mezzo quello che guadagnerebbe in Italia come primo impiego. Mance escluse.

Riccioli rosso tiziano, vestita di grinta, Francesca Maria Montemagno,un mix austro-siculo, tre lingue parlate fluide e una passione per il marketing e i nuovi media trasformata in professione per la comunicazione. Dopo un trascorso da donna d’azienda ha preferito la consulenza nel settore green e digitale. “In Italia – sentenzia – non si fa più comunicazione. C’è sia la crisi che chi si nasconde dietro un dito e approfitta per non pagarti o per non programmare. Mi tocca fare dieci telefonate prima che arrivino i soldi”. E Francesca è andata a Lugano, prossima tappa Zurigo e Basilea. In ottica di marketing sogna un mix tra il made in Italy e il made in Switzerland. Vuole aprire mozzarella bar di design. Un’idea genuina come il buon latte svizzero.