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Vertice Ue, il lavoro è una priorità a basso prezzo

Da questa mattina, sento alla radio, vedo in tv, leggo sui giornali e sui siti titoli che esaltano ‘l’importanza’ del Vertice europeo di Bruxelles oggi e domani. Sinceramente, non capisco. E, avendo sotto gli occhi la bozza delle conclusioni, capisco ancor meno. Per carità, è ‘importante’ che i capi di Stato e di governo dei 28 – c’è pure la Croazia, che entrerà nell’Ue il 1 luglio – riconoscano l’’importanza’ della crescita e dell’occupazione, specie giovanile, senza per altro disconoscere i peana al rigore finora innalzati. Ed è pure significativo che l’Italia arrivi al Vertice avendo già fatto, su questi temi, qualche compituccio a casa, con le decisioni di ieri del Consiglio dei Ministri.

Ma, prima dell’ennesimo ‘importante’, leggiamo le cifre e facciamo qualche considerazione. Intanto, il Vertice deve ancora tornare sulla dotazione del bilancio Ue 2014-2020, perché l’accordo fra i capi di Stato e di governo dello scorso febbraio non è stato ancora perfezionato. Anzi, l’Assemblea di Strasburgo ha appena rimesso in discussione l’intesa finale.

Dando pure per scontato che l’Ue avrà un bilancio per il 2014 e gli anni a venire, i leader, oggi e domani, per la crescita e per l’occupazione, non stanzieranno nulla più di quanto già previsto: fronte crescita, c’è da fare fruttare i 10 miliardi di una recente ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti; fonte occupazione giovanile, ci sono 6 miliardi di euro dei fondi di coesione in 7 anni e per 28 Paesi e c’è l’idea è di accelerarne l’utilizzo nel biennio 2014-2015 e di finanziare, poi, ulteriori interventi con i fondi di bottiglia dei fondi non utilizzati anno per anno. Quel che ha fatto, del resto, l’Italia per i suoi interventi per l’occupazione giovanile, puntando ad utilizzare fondi Ue che, altrimenti, a fine anno, avrebbe perduto.

Ora, 6 miliardi in 7 anni per 28 Paesi: si vede ad occhio che, in cifre assolute, non sono granché (all’Italia potrebbero toccarne 500 milioni di euro). Ed anche in percentuale sono poca cosa: poiché il bilancio Ue pluriennale 2014-2020 sarà un po’ al di sotto di mille miliardi di euro, 6 miliardi ne rappresentano lo 0,6%; e siccome il bilancio Ue rappresenta l’1% circa del Pil Ue, siamo allo 0,6% dell’1%.

Insomma, una priorità a basso prezzo per i leader Ue. Se poi volessimo intristirci facendo confronti, ad esempio, con gli sprechi operati in alcuni settori, la nostra sensazione di una priorità ‘in saldo’ sarebbe ulteriormente rafforzata. Oggi, in un serissimo convegno al Centro Alti Studi per la Difesa, due Istituti certo non sovversivi, lo IAI e il CSF, hanno presentato loro stime secondo cui l’assenza di una politica della difesa europea comune costa tra i 100 e i 120 miliardi di euro l’anno in sprechi e duplicazioni e produce inefficienza: quasi il bilancio dell’Unione di un anno, venti volte più di quanto l’Ue spenderà in sette anni per l’occupazione giovanile.

Ecco! Allora riserviamo l’aggettivo ‘importante’ e i suoi succedanei a Vertici i cui risultati saranno davvero significativi per l’integrazione e per l’occupazione. E contentiamoci, senza però menarne vanto, che a Bruxelles, oggi e domani, i leader non litighino –persino la Merkel ha appena promesso che farà di più per il lavoro dei giovani e ha riconosciuto che crescita e rigore non sono antitetici-, in attesa che maturino decisioni davvero sostanziali. Magari in autunno, dopo le elezioni tedesche del 22 settembre. O a dicembre, quando il Vertice di fine anno dovrebbe discutere le prospettive della difesa europea.