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Grecia, disastro borsa in attesa del rimpasto. Rafforzate misure di sicurezza

Con l'annuncio della lista dei 19 nuovi ministri si chiude la crisi di governo scoppiata il 20 giugno dopo l’uscita dalla coalizione del partito della Sinistra democratica di Fotis Kouvelis in seguito alla decisione del premier conservatore Samaras di chiudere la televisione pubblica Ert. Al cruciale dicastero delle Finanze rimane Yannis Sturnaras

Tre grate di metallo e tre cancelli permanenti montati in tutta fretta all’esterno del parlamento greco in piazza Syntagma. Si prepara così Atene al giuramento del 25 giugno del nuovo governo Samaras-Venizelos, orfano dei democratici di Kouvellis, che tenterà di tranquillizzare i mercati nervosi ai limiti dello choc: con la borsa greca che dopo aver perso il 6% sette giorni fa alla notizia della crisi di governo, accusa ancora il colpo (meno 6,11%). E con i titoli di Stato sotto il Partenone che segnano il passo. Il principale indice azionario su base settimanale è crollato del 9,69%, mentre da inizio anno è diminuito del 8,58%. L’indice large cap è sceso ad un tasso del 5,93%, mentre l’indice mid-cap è sceso dell’1,70%. La stragrande maggioranza dei titoli sono in perdita, tranne Eurobank: giù Banca nazionale (-11,44%), il Viohalko (-10,80%), Ppc (-10,07%), Hellenic petroleum (-8,31%) Mitilene ( -7,92%) e Mig (-7,09%). In calo anche tutti i singoli indicatori. La Troika è di nuovo ad Atene mentre nella comunità internazionale sale in tensione per l’avvicendamento dei ministri greci: pronta la nuova squadra di governo targata Antonis Samaras che dovrebbe vedere il leader del Pasok Evangelos Venizelos vicepremier e ministro degli Esteri. Intoccabile rispetto all’esecutivo in piedi fino a una settimana fa il super ministro delle Finanze Iannis Stournaras, interlocutore della Troika e uomo di fiducia dello stesso Samaras.

Ma la stampa internazionale non sembra particolarmente propensa a dare credito al nuovo governo di conservatori e socialisti. Il quotidiano economico tedesco Handlesblatt rispolvera il ritornello del “Grexit”, perché non crede alla tenuta del rimpasto. Con il parlamentare democristiano Klaus-Peter Vils, noto per le sue posizioni euroscettiche, che ammette di non credere alle rassicurazioni di Samaras sul fatto che la Grecia raggiunga i propri obiettivi fiscali dalla Troika. E chiede che la Grecia lasci l’Eurozona.

Inoltre nella seduta plenaria del Consiglio di Stato greco è stato deciso l’haircut di titoli di Stato detenuti dal marzo 2012. La pubblicazione della relativa decisione è attesa per l’inizio del nuovo anno giudiziario (17 settembre 2013). La Suprema corte dovrà pronunciarsi verso più di 7000 obbligazionisti (privati, enti pubblici, enti privati, Camera di Commercio, Agenzia nazionale per i medicinali, Edoeap, aziende farmaceutiche, Tei di Kavala, ecc.) che si rivolgono contro il “taglio di capelli” su obbligazioni possedute, del valore di decine di miliardi di euro. I ricorrenti contestano le misure del governatore della Banca di Grecia e del vice ministro delle Finanze. A ciò si aggiunga il fatto che la Troika si sarebbe lamentata ufficialmente con il ministro delle Finanze Stournaras sia per un mancato introito di privatizzazioni (che procedono a rilento) per due miliardi di euro, sia per tasse ancora una volta non pagate da cittadini e imprenditori. Ragion per cui il Segretario generale delle Finanze, Haris Theocharis, ha ordinato una massiccia asta dei beni dei debitori dello Stato. Quattromila cittadini che devono all’erario più di 90 milioni di euro.

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