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Scandalo in Repubblica Ceca, si dimette il Premier. Rischio elezioni anticipate

Petr Necas si è dimesso da capo del governo ceco dopo che il suo braccio destro, Jana Nagyova, è finita in manette per l'accusa di corruzione e intercettazioni illegali. Agli arresti anche sette deputati ed ex ministri della maggioranza di centrodestra

Mentre tre persone sono morte e quattro risultano disperse a Praga a causa delle alluvioni che hanno colpito in queste settimane mezzo centro Europa, il primo ministro ceco, Petr Necas, è costretto a dimettersi per uno scandalo di corruzione e abuso d’ufficio che ha colpito lui e alcun dei suoi collaboratori più stretti. Nell’occhio del ciclone la sua collaboratrice più stretta nonché capo di gabinetto Jana Nagyova, accusata di corruzione, abuso di potere e appalti fraudolenti nello scandalo politico più grosso che la giovane Repubblica Ceca (separatasi dalla Slovacchia nel 1993) possa ricordare. A rischio la tenuta del governo di centrodestra, tanto che nel Paese, flagellato dai recenti disastri naturali, già si parla di elezioni anticipate.

Ha tenuto duro fino alla fine ma alla fine ha dovuto mollare la poltrona. Petr Necas si è dimesso da capo del governo ceco dopo che il suo braccio destro, Jana Nagyova, è finita in manette per l’accusa di corruzione e intercettazioni illegali. Agli arresti anche sette deputati ed ex ministri della maggioranza di centrodestra guidata dal partito Občanská demokratická strana ODS (Partito civile democratico). Di mezzo ci sono anche i servizi segreti cechi, utilizzati, secondo le accuse, per fini personalissimi dal primo ministro e dal suo entourage. Tra le intercettate, infatti, pare che ci sia anche la moglie del Premier, dalla quale Necas sta divorziando.

Gossip a parte, quanto sta venendo a galla dalla maxi inchiesta delle forze dell’ordine è una fitta rete di malaffare che va dall’utilizzo illegittimo di intercettazioni telefoniche (moglie di Necas compresa) alla compravendita di deputati, ricompensati (sempre secondo le accuse) dalla Nagyova con l’offerta di posti nell’amministrazione pubblica. Circa 400 poliziotti hanno effettuato perquisizioni in uffici, abitazioni private e cassette di sicurezza, requisendo almeno 4 milioni e mezzo di euro e decine di chili d’oro utilizzati per queste compravendite.

“Ritengo le accuse sollevate molto gravi e dopo aver ascoltato sia il capo della polizia che il procuratore dello Stato sono giunto alla conclusione che sono basate su prove sufficienti”, ha affermato il Presidente della Repubblica Ceca Miloš Zeman. E la palla adesso passa proprio a lui dal momento che la costituzione ceca prevede che, dimessosi il Premier, l’intero governo si sciolga. Questo aprirebbe la strada a difficili negoziazioni tra le forze politiche ed eventualmente ad elezioni anticipate.

Una tegola sulla testa del popolo ceco nel peggiore dei momenti possibili. Proprio in queste settimane il Paese è stato colpito dalle pesanti alluvioni che hanno messo in ginocchio l’intero centro Europa, causando solo a Praga tre morti e quattro dispersi oltre ai 2700 sfollati in tutto il Paese. Insomma non il contesto adatto per gestire un crisi politica di questa portata. Tanto che il risentimento popolare verso la politica nazionale non può che aumentare aprendo una grossa incognita sull’esito di eventuali elezioni anticipate.

“Sono pienamente consapevole di quanto i miei problemi personali stiano gravando sulla scena politica del Paese e sul mio partito”, ha dichiarato Necas prima di dimettersi, nella speranza di riuscire a salvare, se non la faccia, almeno la propria maggioranza di governo. La decisione adesso spetta al presidente Zeman, che tra sfollati e dispersi, dovrà anche decidere a chi affidare la formazione del prossimo esecutivo.

 @AlessioPisano