Politica

Crisi, senza sinistra non c’è salvezza

Ci sono due dati, che emergono da un recente studio della Cgil, che fotografano meglio di ogni discorso l’attuale situazione in cui si trovano oggi il nostro ed altri Paese e le cause profonde e reali della crisi.

Il primo: il 47% della ricchezza italiana è in mano al 10% delle famiglie.

Il secondo: c’è un rapporto di 1 a 163 fra lo stipendio medio di un lavoratore dipendente e quello di un top manager.

Il terzo dato su cui riflettere è invece estratto dall’intervento di Maurizio Landini alla manifestazione della Fiom di ieri: secondo la Banca d’Italia negli ultimi vent’anni c’è stato un passaggio di 15 punti di Pil, pari a 230 milardi di euro dagli stipendi ai profitti e alle rendite.

Ovviamente nessuna forza politica o quasi mette questi dati elementari ma tanto significativi al centro della propria riflessione. Non il Pd che da tempo non è più un partito di sinistra. Non il Movimento Cinque Stelle che di sinistra non è mai stato.

Eppure, se non partiamo da qui non andiamo da nessuna parte. Una società iniqua e afflitta da tali disuguaglianze è votata alla catastrofe. Non solo morale, ma anche economica. Che sviluppo ci può essere, infatti, se non c’è domanda e se i consumi sono destinati ad essere sempre più quelli di lusso?

Bisogna quindi ricostruire una sinistra che sia all’altezza di questa sfida, quella di costruire una società egualitaria e realmente democratica.

Come scriveva tempo fa il cardinale Bergoglio, attuale Papa Francesco I, “un progetto di sviluppo integrale, per essere autentico, deve offrire deve raggiungere e offrire possibilità a tutti. Un ruolo fondamentale è svolto dalla redistribuzione della ricchezza prodotta dall’intera società”.

Un discorso ben più a sinistra di quelli pronunciati dai piddini con o senza elle. 

Quel dieci per cento, quei top manager vanno colpiti col prelievo fiscale per consentire il reddito di cittadinanza, un piano per dare lavoro a milioni di giovani, la tutela dei beni e servizi pubblici oggi duramente colpiti dal taglio della spesa. Così come, allo stesso fine, vanno tagliate le spese inutili (armamenti, grandi opere, appannaggi e privilegi delle varie caste).

Tutto il resto sono chiacchiere demagogiche, armi di distrazione di massa, roba da Letta, Alfano & C.