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Usa, 38 Stati ribelli contro la legge per controllo delle armi e contro Obama

I singoli Stati stanno introducendo leggi interne mirate a far sì che nuove norme federali che limitino il possesso e l'uso di pistole e fucili non possano essere applicate nei loro territori. Così quand'anche la riforma del presidente riuscirà a vedere la luce, dovrà scontrarsi con i governi locali prontissimi ad andare allo scontro istituzionale

Non ci sono solo i Repubblicani al Congresso, foraggiati dai milioni della National Rifle Association, a fare la guerra alla stretta sulle armi da fuoco annunciata da Barack Obama. Mentre l’amministrazione ha perso la prima vera partita in aula con il Senato che il 17 aprile ha votato contro l’estensione dei controlli sui compratori (“Ma non finisce qui”, ha promesso il presidente), un nuovo fronte di conflitto si è aperto tra Washington e i singoli Stati dell’Unione: 38 Stati su 50 – scrive ProPublica.org – stanno introducendo leggi interne mirate a far sì che nuove norme federali che limitino il possesso e l’uso delle armi non possano essere applicate nei loro territori . Così quand’anche la riforma di Obama riuscirà a vedere la luce, dovrà scontrarsi con le resistenze degli Stati, prontissimi ad andare allo scontro istituzionale con il governo pur di neutralizzare il giro di vite. Tra questi anche il Kentucky, dove mercoledì un bimbo di 5 anni ha ucciso la sorellina di 2 con una fucilata.

L’ultimo in ordine di tempo è stato l’Alabama. “Tutti gli atti, leggi e regolamenti federali che riguardano le armi da fuoco violano il Secondo Emendamento”, si legge nel Senate Bill n. 93 presentato dal repubblicano Paul Sanford e approvato martedì dal Senato con 24 sì e soli 6 no. E “le leggi che lo violeranno saranno considerate non valide”. Se in Alabama ora il testo dovrà passare alla Camera ed essere firmato dal governatore, nel Kansas il gioco è già stato fatto. A metà aprile il repubblicano Sam Brownback ha firmato il Senate Bill n. 102, detto Second Amendement Protection Act, che prevede che “ogni arma posseduta o costruita nel Kansas e che rimane entro i confini dello Stato non ricade sotto la giurisdizione federale”: ogni tentativo di applicare una norma stabilita da Washington nello Stato “sarà considerato reato”. 

La lista degli Stati ribelli è lunga. Una legislazione ancora più garantista per i possessori attende di essere firmata dal governatore dell’Alaska, Sean Parnell: la House Bill n. 69 “proibisce alle agenzie statali e municipali di applicare leggi, regolamenti e norme federali che contrastino con il diritto personale a possedere un’arma”. Qualche riga più giù, nella Section 1, si trova il nuovo articolo che verrà introdotto nel testo: “Ogni norma che richieda la registrazione di una qualsiasi arma o munizione (…) verrà considerata nulla”. In Missouri il 25 aprile, la Camera ha approvato con 117 voti contro 43 la House Bill n. 436, che ora attende di passare al Senato. “Se il governo o lo stesso presidente Obama adotteranno una qualsiasi misura pro gun control – ha spiegato all’Huffington Post Casey Guernsey, primo firmatario – negheranno un diritto costituzionalmente garantito”. E ogni agente che applicherà la legge federale rischierà la galera.

In gergo forense si chiama “nullification“, dottrina risalente alla prima metà del 1800 e respinta dalla Corte Suprema nel 1958, secondo cui in alcuni ambiti il Congresso perde il diritto a legiferare. In questo caso, i 38 stati ribelli affermano che Washington ha oltrepassato la propria capacità di regolamentare l’universo delle armi e che i singoli Stati hanno l’autorità per decidere se un provvedimento viola o meno la Costituzione. “Si tratta di puro teatrino politico – ha spiegato Adam Winkler, docente di diritto costituzionale alla University of California – e anche se le proposte diventassero legge, probabilmente verrebbero rigettate dai tribunali”. E’ in ogni caso “una forte, poderosa opposizione all’operato del governo”. Che giovedì si è fatto sentire: il procuratore generale Eric Holder ha scritto al governatore del Kansas per informarlo che i tentativi degli Stati di proteggere il Secondo Emendamento “sono incostituzionali”. 

Lo scontro è appena iniziato, ma la lotta contro Washington sul gun control ha radici lontane. Tutto cominciò nel 2004 nel Montana dove Gary Marbut, attivista pro gun rights, presentò un progetto di legge di nullification. Il testo divenne legge nel 2009 e da allora la pratica si è diffusa a macchia d’olio. Nel 2013 i profeti dei gun rights stanno conducendo la partita: secondo il Law Center to Prevent Gun Violence, solo nei primi quattro mesi dell’anno 15 Stati hanno promulgato un totale di 31 leggi in materia: oltre l’80% di queste ha ampliato la gamma dei diritti dei possessori. Il turno del Kentucky risale al 25 febbraio: quel giorno il Senato approvò con 34 sì e 3 no la nullification sulle armi. Il 1° maggio a Burkesville un bambino di 5 anni ha ucciso la sorellina Caroline di 2 con il fucile per bimbi che gli era stato regalato per il suo compleanno.