Cucina

In barba ai cuochi-star, l’autarchia culinaria

La stupidità di questo mondo si può misurare anche con l’importanza che viene data alla visibilità, alla fama.

A tralasciare il fatto che uno spesso diventa famoso sul nulla, è sufficiente che una persona sia famosa che addirittura viene premiata con una carica parlamentare. Del tutto indimostrata, ovviamente, la sua capacità di gestire la cosa pubblica. Cicciolina, Gerry Scotti, Luxuria, sono i primi nomi che mi vengono in mente. Senza ovviamente esprimere un giudizio sui predetti, io trovo che questa sia una delle dimostrazioni più lampanti della predetta stupidità del nostro mondo.

E adesso ci sono anche i cuochi-star. Complici, presumo, alcune trasmissioni di cucina, i cuochi si sono ritagliati un loro ingombrante spazio di celebrità. Che mi disturba parecchio. In qualche modo la grande cucina è un’arte, sicuro, ma non certo un’arte povera: va nel senso diametralmente opposto a quello della vita sobria ed autarchica. Anche se poi questi soloni da un lato hanno il coraggio di salassare la gente con i loro conti stellari e poi di inneggiare alla semplicità del panino col salame o della minestrina col formaggino.

Non li digerisco i grandi cuochi. Osannati come “semidei che vivete in castelli inargentati”, neppure si accontentano delle ricette culinarie,  ma dispensano anche improbabili ricette per la vita.

Lungi allora da noi i cuochi stellati, che boicotteremo come tanti altri simboli di questo mondo alla rovescia.

E piuttosto, guardiamoci intorno: è primavera. Un’epoca in cui ciascuno di noi può sperimentare l’autarchia culinaria. Rechiamoci in campagna e riempiamo sacchi di punte di ortica, per realizzare splendidi risotti; oppure di luppolo, per le frittate. Oppure ancora, semplicemente, con lievito di birra, farina, poco sale e foglie di borraggine, prepariamo buonissime frittelle. Lasciamo i grandi cuochi ai loro “letti di”, ai loro “sarcophage”, alle loro cucine molecolari. Non c’è nulla di più creativo di prepararsi da mangiare in modo semplice e genuino. E nulla di più gratificante del rendersi conto di operare nel rispetto di madre natura.