Cultura

25 aprile. Un fiore al partigiano

“ Gente che volta le spalle, persone concentrate a guardare un orizzonte vuoto. La legge, il clero, l’anziana col bastone, giovani uomini e donne d’ogni tipo che attendono con lo sguardo interessato che sul palcoscenico spunti qualcosa. Intanto “l’indifferenza” regna sovrana ed ognuno guadagnando il suo posto in prima, seconda o ultima fila sta a guardare. Qualcuno chinandosi, sforzandosi di sbirciare, di infiltrare lo sguardo cerca di guardare oltre, è l’anziana signora che offre al bastone i suoi sforzi;

Niente, ‘resti in coda’ sembrano dirgli infinite spalle, che come sbarre di un cancello respingono i suoi affannosi tentativi. Voci ondeggiano tra la folla, come un tam tam serpeggia un ‘ecco!. ‘comincia’, ‘arriva chissà!’.

Niente, l’infinito orizzonte resta un infinito cielo. L’indifferenza è un mio scherzo figurativo inventato negli anni (…) gli anni appunto dell’indifferenza. Anni duri, che hanno visto il massimo della concentrazione, da parte dei partiti politici a smantellare i valori ed i presupposti essenziali della nostra Democrazia Costituzionale, legalità, giustizia e solidarietà.

Da partigiano ed uomo della Resistenza, sentendomi come uno di quei tasselli che hanno contribuito a costruire il mosaico della Democrazia in questo Paese, ho avuto la netta sensazione che questo mosaico si stesse frantumando. Come? Perdendo di vista i presupposti costituzionali necessari.

In primo luogo i partiti (….) perdono il proprio ruolo di “formazione ed informazione” dei cittadini così come avevano previsto i Padri Costituenti. La distanza tra i cittadini ed essi aumenta vertiginosamente, le sedi si svuotano, il dibattito, le assemblee perdono valore, a volte non sono mai convocate e i ‘pacchetti di tessere’ anonimi e ‘monetizzati’ prendono il posto delle alzate di mano o delle opinioni democraticamente discusse. Il consenso, i voti, si raccolgono sempre di più come se si vendessero pentole, enciclopedie o assicurazioni. (…) A quel punto la politica diventa mera gestione del consenso (tecnicamente ottenuto) ed amministrazione del potere derivante da questo consenso, e finalizzata solo al raggiungimento del consenso, non all’interesse generale dei cittadini. (…)

L’orizzonte è ancora vuoto e la gente ancora nel mio quadro volta le spalle e comincia ad essere inquieta. Con il referendum (…) il sistema tecnico politico vacilla e perde. La gente vince. Vince quella folla voltata di spalle che vuole solo restituire alla politica ed ai partiti l’originale dignità. Ricostruire cioè quel democratico ambito nel quale si discutono e si affrontano gli interessi generali dei cittadini, al fine di migliorare la qualità della vita, socialmente, culturalmente ed economicamente.

E’ come se tutti magicamente nel mio vecchio quadro cominciassero a voltarsi; la vecchietta ruotando il bastone, e a braccetto del Carabiniere, si ritrovasse improvvisamente in prima fila. Ritornano principi e valori forti costituzionali: legalità, solidarietà e giustizia. Certamente, mi direte questa è arte, non è politica. Infatti immaginiamo di cambiare mentre in realtà solidarietà e legalità stentano ad essere affermati come principi cardine. (…)

Non possiamo rimanere sordi all’appello del Presidente verso una “Nuova Resistenza”, contro la mafia e la svalutazione della democrazia, ed io partigiano della prima resistenza, rispondo a questo appello con rinnovato impegno. (…) Questa la scommessa, ma mi accorgo che non basta voltarsi, bisogna uscire dalla tela del quadro; perché le riforme abbiano senso, bisogna riappropriarsi da cittadini, degli spazi finora resi inaccessibili dal vecchio sistema tecnico politico; ognuno nel proprio lavoro, nelle scuole, nella città contribuisca a riaffermare quei principi costituzionali di base senza i quali non si ristabilisce l’assetto democratico del nostro Paese.

Ognuno faccia la sua parte e…ci riusciremo! Da parte mia continuerò a parlare con le mie tele, i miei pennelli ed i miei colori, come un cronista, non voltando le spalle al nuovo.” 

Discorso di mio padre Osvaldo, artista, Segretario regionale dell’Anpi – Puglia, medaglia d’argento al valor militare, pronunciato e pubblicato a Trani in occasione della Festa della Liberazione del 25 Aprile 1993. La tela che oggi è esposta nella Sala Azzurra della Città di Trani, la realizzò nel 1982. Il Presidente che invitò alla Nuova resistenza fu Scalfaro. Quel giorno sotto il palco fioccarono applausi ed alla fine tutti intonammo “Bella ciao”. Se oggi, ci fosse un’occasione, per parlare da un palco, saprei cosa dire; spero e lotto affinché non debba essere così in futuro per le mie figlie. Quando le opere d’arte, restano spaventosamente attuali per trent’anni, non c’è solo la bravura dell’artista, c’è qualcosa di terribile che non va nel Paese.

Caro babbo chapeau, ti porto un fiore.