Politica

Governo di larghe intese: a proposito di tonno e grissini

Se ci si proponeva di aprire la vecchia politica come una scatoletta di tonno, appare sempre più evidente che le modalità per farlo rischiano di rivelarsi più friabili del grissino con cui qualcuno tagliava quel tonno in Tv.

Ma non c’è niente da ridere, anche per gli osservatori – come il sottoscritto – che in questi mesi si sono impegnati a sostenere che l’Antipolitica era soltanto ricerca di un’Altra Politica. Perché qui è la politica, vecchia o nuova che sia, a difettare. O meglio, una politica ce l’ha l’illusionista Berlusconi, che ancora una volta è riuscito a convincere pubblica opinione e sistema mediatico che la sua menzogna è verità cristallina: ha perso 6,5 milioni di voti e può andare in giro impancandosi a vincitore. Anzi, si permette impunemente di dettare condizioni. Può farlo perché gli altri non sanno che pesci prendere: questa è la (tristissima) verità. La verità per cui il meccanismo dello star-system applicato alla prenziolitica si rivela un ottimo strumento di conquista del potere. Con il piccolo inconveniente che poi non si sa cosa farne. Politicamente.

Difatti la cabina di regia del M5S, sperduta tra Sant’Ilario e Milano, cerca disperatamente di prendere tempo nella speranza che l’establishment politico si ricomponga nell’eterno inciucione chiamato “Grande Coalizione” e – così facendo – riesca a far marcire definitivamente la Seconda Repubblica. Con il piccolo inconveniente che in putrefazione ci finisce pure l’intero Paese. Se questa è l’Altra Politica siamo messi proprio bene. Ma i dilettanti di talento non sembrano in grado di fare meglio. Come i loro teleguidati nel Palazzo, comunicatori maldestri compresi, non risultano capaci di virare sul positivo l’irosità difensiva che un commentatore non pregiudizialmente ostile quale Piero Ignazi definisce “infantile arroganza”. Ma non sembra veicolare uno straccio di politica neppure l’imbarazzante accattonaggio di Pierluigi Bersani: consapevole che se non trova una sponda nell’anti establishment sarà sbranato dai suoi stessi compagni, ma incapace di operare un salto di qualità; inteso come colpo d’ala nel cielo della fantasia strategica. Sicché – nell’improbabile attesa che la scatoletta della vecchia politica faccia un regalo decidendo di spacchettarsi da sola – i nuovi, i novisti o i presunti tali restano immobili ai margini della strada come un automezzo senza benzina. Ossia senza idee. La qual cosa non dovrebbe troppo stupire, sempre che la si smettesse con le fantasie messianiche del leader taumaturgo piovuto dal cielo: l’Italia non seleziona più classi dirigenti degne di questo nome da tempi immemorabili, non tira fuori un pensiero sulla crisi che non sia chiacchiera da bar e quando si pavoneggia di essere “il laboratorio” di qualcosa, embé quel qualcosa risulta sempre un mix di pagliacciata e cretinata.

Forse se ce ne rendessimo conto eviteremmo surplus di speranze seguite da abissi di disperazione. Soprattutto affronteremmo un po’ più seriamente il tema vitale di che cosa può essere l’Altra Politica. Certamente è ricambio vero del personale politico (non le furbate reazionarie da rottamatore del chierichetto gesuitico Renzi). Ma è anche elaborazione seria (non le genericità spesso orecchiate e molto tattiche dei programmi salvifici: dagli otto punti Pd all’insalata russa grillesca). E questo lo si ottiene solo con un dibattito pubblico approfondito di cui ad ora non c’è minima traccia. Perciò sarebbe bene che chi non vuole (non ha interesse a) una presa di controllo della situazione da parte dell’immortale establishment colluso e limaccioso (intimamente subalterno al suo lato destro: Berlusconi) si desse una regolata: abbandonando velleità da fenomeno (M5S), facendo un passo indietro per confermarsi vero rinnovatore (Bersani), dando vita a una vera stagione costituente. Per poi tornare alle urne. Altrimenti i collusi/limacciosi si mettono d’accordo e ce li teniamo per l’intera legislatura. Per l’eternità.