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Usa, rompere il silenzio della nazione sul controllo delle armi

Qualche sera fa, la National Rifle Association (l’Associazione nazionale armi da fuoco Usa) ha finalmente reso pubblico il rapporto, atteso a lungo, sul massacro di Newtown, nel Connecticut, costato la vita a venti bambini e sei dipendenti della scuola. Mentre l’attenzione della nazione resta focalizzata sugli effetti di questa tragedia, molti di noi si chiedono come la Nra abbia giustificato il suo silenzio. Hanno detto di aspettare un’indagine adeguata prima di pronunciarsi sull’accaduto.

Nei quattro giorni che hanno seguito la strage, prima che la Nra rompesse il silenzio, ecco alcuni dei dettagli sugli sviluppi di questa indagine ancora in corso, che non sono stati considerati.

Dal momento in cui ha fatto irruzione nella scuola elementare Sandy Hook, Adam Lanza ha impiegato appena dieci minuti per scaricare una raffica di tre caricatori da trenta colpi e centinaia di munizioni.

Ognuna delle venti piccole vittime, tutte in prima elementare, aveva sei o sette anni.

Ciascun bambino è stato colpito più volte, ogni raffica andata a segno era composta da più di undici proiettili. L’arma che ha sparato era una Ar-15, la più venduta in America: lo stesso modello di quella usata da James Holmes e Jacob Roberts la scorsa estate per aprire il fuoco in un cinema del Colorado e in un centro commerciale dell’Oregon la scorsa settimana.

Quale di questi particolari ha convinto alla fine la Nra che era giunto il momento di prendere una posizione?

Quale di questi interrogativi, sebbene ancora senza una risposta, li ha portati a chiedersi fino a che momento avrebbero potuto ancora aspettare, nascondendosi nell’ombra fino a quando fosse passata la tempesta che chiedeva un cambiamento?

La lobby delle armi ha taciuto per quattro giorni perché situazioni simili non erano nuove. Avevano assistito molte volte alla scena di una nazione impotente, alle prese con situazioni terribili e questo li ha resi più audaci.

Sono rimasti in silenzio lo scorso luglio, e sono stati testimoni di come il sostegno al porto d’armi sia aumentato dopo il massacro di Aurora. Sono rimasti in silenzio e hanno assistito muti al raddoppiare del numero delle vittime per stragi di massa dopo l’abolizione della legge sulle armi d’assalto nel 2004.

Sono rimasti in silenzio anche quando è aumentato il numero delle vittime arrivando al punto che attualmente l’87% dei bambini uccisi da arma da fuoco, nelle ventitré nazioni più ricche del mondo, è americano.

L’Ar-15 di Adam Lanza è un’arma civile praticamente identica all’M16 dell’esercito, un fucile per il cui utilizzo nell’esercito sono richieste centotre ore di addestramento.

Sua madre poteva acquistarlo legalmente e l’aveva portato a casa senza alcun tipo di istruzione per la detenzione in sicurezza di armi. Teniamo i nostri figli lontani dai campi di battaglia e poi introduciamo armi nelle loro scuole.

Avevo quattro anni, quando abbiamo perso mio zio, il Presidente John F. Kennedy per mano di un uomo armato. Avevo otto anni quando abbiamo perso mio padre Robert F. Kennedy nello stesso modo. Non posso neanche immaginare quello che sono stati questi giorni per le famiglie di Newtown. Ma li capisco per le persone amate che ho perso, alcune ferite possono essere lenite dal tempo, ma ce ne sono altre che non possono essere sanate e ci chiedono di fare qualcosa.

La metà delle dodici stragi della storia americana è avvenuta negli ultimi cinque anni. Facciamo in modo che queste siano le ultime stragi per arma da fuoco che hanno causato la morte di bambini americani. Dobbiamo assolutamente ripristinare la legge sulle armi d’assalto in via definitiva e le restrizioni sui proiettili ad alto impatto.

Come disse mio padre dopo l’omicidio di Martin Luther King, vittima di un altro episodio di violenza armata: “Ogni qual volta una vita viene strappata inutilmente da un altro– che ciò avvenga in nome della legge o in spregio alla legge, da parte di un uomo solo o di una banda, a sangue freddo o in un accesso d’ira, in un attacco di violenza o in risposta alla violenza – ogni volta che strappiamo la tela della vita che un altro uomo ha faticosamente, e magari anche maldestramente, tessuto per sé e i suoi figli, viene avvilita l’intera nazione”.