Zonaeuro

Scudo antispread, l’opposizione tedesca a Draghi rischia di perdere la testa

Tensione alle stelle in Germania, con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che dopo essersi giocato le ultime cartucce secondo la stampa locale avrebbe soppesato le dimissioni temporaneamente rientrate in attesa dell'esito del direttivo di Francoforte della prossima settimana

La guida della Bundesbank sta sempre più stretta a Jens Weidmann. Dopo essersi giocato sulla stampa le ultime cartucce contro le misure di emergenza anti-spread che la Bce di Mario Draghi vorrebbe attuare, il presidente della Banca Centrale tedesca starebbe infatti  seriamente  valutando le dimissioni. A dare sempre più corpo all’ipotesi è stata ancora una volta la stampa tedesca, la stessa che nei giorni scorsi ha dato voce alle preoccupazioni di Weidmann per la politica dell’Eurotower.

In particolare secondo la Bild Weidmann avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di dimettersi per rimarcare la sua opposizione al nuovo piano di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà da parte della Bce, ma sarebbe stato fermato dal governo di Berlino. Per il quotidiano, in particolare, il banchiere avrebbe deciso per il momento di restare e difendere la sua posizione nella riunione del direttivo della Bce del 6 settembre poiché ritiene che far sentire la sua voce in quell’occasione rappresenta il modo migliore per battersi per l’indipendenza dell’Eurotower e la stabilità dell’euro. Linea analoga per il Frankfurter Allgemeine Zeitung secondo cui il governatore della Bundesbank avrebbe discusso più di una volta il tema con i suoi più fidati collaboratori e avrebbe per ora deciso di tener duro

Nessun commento ufficiale, però, né da parte dell’interessato né dal governo tedesco, il cui portavoce Georg Streiter, puntualizza comunque che Weidmann e la cancelliera Angela Merkel, si sentono regolarmente al telefono. “Posso solo ribadire – dice  – quanto detto dalla cancelliera nella sua intervista alla tv Ard, quando ha assicurato che è un bene che i politici vengano continuamente messi in guardia e che dentro la Bce c’è sempre discussione”. Inoltre, aggiunge, la Merkel “ha detto che che ovviamente appoggia Jens Weidmann come nostro banchiere centrale e che lui dovrebbe avere la massima influenza possibile nella Bce”. 

Anche perché si tratterebbe del terzo abbandono illustre nel giro di un anno e mezzo. L’uscita di Jurgen Stark dal board della Banca centrale europea, proprio in polemica con le scelte di sostegno finanziario ai Paesi a rischio, risale infatti al settembre scorso. E allora Weidmann aveva promesso di “difendere l’ortodossia monetaria” della banca centrale tedesca, e di “impegnarsi nel Consiglio direttivo in favore della stabilità monetaria e dell’indipendenza della Bce”. Il 43enne economista della scuola monetarista di Bonn, nonché ex-consulente della Merkel era a sua volta da poco subentrato al banchiere centrale Axel Weber, che a febbraio 2011 aveva lasciato l’incarico dopo essersi opposto all’acquisto di titoli di Stato da parte dell’Eurotower.

E nonostante le parole distensive del suo portavoce, è chiaro che la situazione è particolarmente tesa per la Merkel che due giorni fa a Berlino ha rilasciato inequivocabili dichiarazioni di sostegno a Draghi e, secondo le indiscrezioni trapelate a margine del summit e rilanciate stamattina dal quotidiano El Mundo, avrebbe suggerito tanto al premier spagnolo Mariano Rajoy quanto italiano Mario Monti di temporeggiare sull’eventuale richiesta di aiuti comunitari, per darle il tempo di risolvere il nodo Bundesbank.