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Euro: è il momento di prepararsi agli scenari peggiori

L’annuncio, poi smentito, del governo spagnolo di un’azione congiunta di Spagna, Italia e Francia per chiedere l’applicazione delle misure concordate nel vertice europeo di fine giugno è stato ieri il segno della gravissima situazione nella quale si trova la Spagna e tutta l’Europa.

Da giorni si assiste a una caduta dei corsi dei titoli di stato di Spagna e Italia con connesso aumento dei tassi di rendimento richiesti dai mercati per acquistarli e nessuna reazione si registra dai vertici delle istituzioni europei e dai capi dei governi dei paesi del Nord Europa.

Qualcuno fa osservare che sembra di rivivere la stessa situazione di venti anni fa (1992) quando iniziò la crisi valutaria che condusse alla svalutazione della lira (13 settembre 1992) e della sterlina e alla morte del Sistema monetario europeo.

Anche allora durante il mese di luglio, mentre si assisteva a forti pressioni su lira e sterlina, si aspettava un intervento della Bundesbank: un taglio dei tassi di interesse tedeschi che riducesse gli acquisti di marchi e facesse respirare lira e sterlina. C’era tra l’altro un accordo tra Italia e Germania e la Germania aveva assicurato che avrebbe sostenuto la lira in caso di necessità. Passarono lunghe settimane terribili senza che la Bundesbank movesse alcunché. I tedeschi avevano deciso che non intendevano aiutare l’Italia corrotta, mal governata e indebitata del 1992. L’ondata speculativa montò al punto che fummo costretti a svalutare. L’intero Sistema monetario europeo fu  travolto.

Molti osservatori pensano che anche oggi la Germania abbia ormai deciso di non muoversi in difesa dell’euro. 
La Corte costituzionale tedesca ha preferito rinviare la propria decisione sul fondo ESM, come se non vi fosse urgenza.

Si va diffondendo tra i politici, la stampa e parte importante dell’opinione pubblica germanica un’aperta ostilità verso non solo i paesi disordinati del Sud Europa, ma anche verso la stessa moneta unica. La Germania ha realizzato le riforme oltre dieci anni fa, è un paese coeso, senza conflitti sociali, con una formidabile forza industriale e una mandopera molto qualificata. Le esportazioni  tedesche crescono in tutte le aree del mondo soprattutto fuori dalla UE, in Cina, in Sud America. La Germania è il paese più solido in questo momento. I tedeschi ancora una volta pensano di “potercela fare da soli”.

La speranza a questo punto è affidata a un intervento della BCE.  La Banca centrale europea potrebbe acquistare i titoli pubblici spagnoli e italiani illimitatamente, almeno sul mercato secondario (non può farlo per statuto al momento delle nuove emissioni). Ma anche per fare operazioni di questo tipo è necessario un consenso generale tra i paesi europei ed oggi non sembra esserci.

Iniziano tra l’altro a circolare voci che il Governo spagnolo stia segretamente trattando con il Fondo Monetario un piano di salvataggio. Questo significherebbe che Madrid non spera più in un aiuto dalla Germania e non si fida delle traballanti istituzioni europee.

Chiedere aiuto al FMI significa però ammettere che l’Unione monetaria non esiste più e poi sottoporsi al commissariamento.

In Italia, assistiamo alla follia dei partiti che chiedono elezioni anticipate. Per fare cosa? Nessuno può pensare che un governo guidato da Bersani o da Alfano o peggio ancora da Berlusconi avrebbe il coraggio di prendere le misure draconiane necessarie per l’Italia. Per anni e anni queste forze politiche non sono state capaci di eliminare le Province, di ridurre il numero di parlamentari, di fare la riforma delle pensioni, di tagliare la spesa pubblica, di eliminare il dualismo nel mercato del lavoro, di liberalizzare, di privatizzare, di ridurre le tasse etc etc.

Sono anche i rumori di elezioni anticipate che creano incertezza e inducono gli investitori a vendere i BTP italiani.

Ci vorrebbe un colpo d’ala, sia in Italia sia in Europa. Ci vorrebbero grandi leader che guardassero al futuro e non ai sondaggi di ieri. Ma ci sono in Europa leader del genere?
Hollande in queste ore chiede l’applicazione degli accordi europei. Sarà ascoltato a Berlino?  Negli ultimi 150 anni tutte le volte che la Germania ha pensato di essere così forte da poter fare a meno degli altri europei è finita piuttosto male. Nel 1870, nel 1914, nel 1939, nel 1992…

Speriamo di sbagliarci.