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Usa, chi ha scritto il rapporto che incastra B.?

“Grazie! (Applausi) Molte grazie a tutti voi! Grazie. Grazie a tutti e buon pomeriggio e benvenuti al Dipartimento di Stato. E’ veramente fantastico vedere la sala Ben Franklin strapiena com’è oggi. Voglio soprattutto dare il benvenuto a tutti gli ambasciatori qui presenti. Conosco molti di voi e sono lietissima che vi siate potuti unire a noi in questa importante circostanza”.

La circostanza era la presentazione a Washington, il 27 giugno scorso, del Rapporto sul Traffico di Persone 2011, e Hillary Rodham Clinton, segretaria di Stato, sorrideva, onorata di trovarsi insieme agli ospiti intervenuti per l’occasione: “Ringrazio tutti i leader di tutti i paesi del mondo che, grazie al comune lavoro, riconoscono la possibilità di compiere dei progressi per porre fine a una moderna forma di schiavitù”.

Non sappiamo se la Segretaria di Stato volesse ringraziare anche il nostro ambasciatore, perché non è sicuro che quel giorno fosse presente al Dipartimento. La sala stampa dell’Ambasciata italiana non segnala questo impegno per il 27 giugno, ma soltanto la partecipazione al seminario “Il Futuro del Sud Pacifico” presso l’Ambasciata della Nuova Zelanda, per il giorno 23, e un discorso del 26, in occasione di un simposio internazionale sull’obesità.

Poi si zompa direttamente al 1° luglio con un “Discorso dell’Ambasciatore Giulio Terzi al University Club, Washington DC: ‘Culture: the richest bond in a strong relationship’“, per sottolineare i forti legami tra Italia e Stati Uniti. Non proprio il discorso di un ambasciatore offeso per l’inserimento del capo del proprio governo in un rapporto sul traffico di esseri umani, come persona investigated for facilitating child prostitution”.

Non sappiamo neppure se ci fosse anche Berlusconi fra i leader che la Clinton ha ringraziato nel suo discorso, ma pare poco probabile, perché un leader investigated for facilitating child prostitution è difficilmente collocabile tra i leader convinti di compiere “dei progressi per porre fine a una moderna forma di schiavitù”.

Pare che l’ambasciatore italiano a Washington non abbia commentato, eppure non è certo il tipo che farebbe passare certe cose sotto silenzio e si ricorda ancora la sua reazione irritata alla pubblicazione sulla rivista Foreign Policy di un articolo del professor James Walston, significativamente intitolato “The Bordello State, Italy’s descent under Prime Minister Silvio Berlusconi” (Lo Stato bordello, il declino dell’Italia sotto il primo ministro Silvio Berlusconi).

Sarà che anche gli autori del rapporto sul traffico di esseri umani sono due ambasciatori. Ambasciatori itineranti, non ambasciatori residenti, ma pur sempre ambasciatori, e attaccarli pubblicamente non sarebbe un bel vedere. E poi, diciamo la verità, chi volete che avesse letto il rapporto finchè non l’hanno scoperto i giornalisti del Fatto Quotidiano?

A ben guardare, però, chi sono questi due ambasciatori americani? Il responsabile del progetto è Luis C. de Baca, detto Lou, di cui Hillary Clinton dice un gran bene perché “instancabile e animato da forte passione, lavora ininterrottamente in giro per il mondo con il suo team, per sanare ferite e salvare delle vite”. Ma indovina che cosa faceva Lou prima di diventare ambasciatore? Gratta, gratta scopri che è stato un prosecutor, come dire un procuratore, un pubblico ministero, uno dei più apprezzati e premiati, per le sue indagini sul riciclaggio di denaro, sul crimine organizzato, sui reati dei pubblici ufficiali, e non solo sul traffico di esseri umani. Hillary lo considera una specie di eroe, ma noi italiani sappiamo bene che per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichichee che quelli come lui sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana.

L’altro ambasciatore è una signora. Ha spiegato Hillary che il traffico di persone colpisce soprattutto donne e ragazze ed è stato quindi naturale per Lou collaborare con l’ambasciatrice Melanne Verveer, che si occupa appunto di problemi di genere su scala internazionale.

Melanne Verveer, con Hillary Clinton e Madeleine Albright, ha contribuito a fondare e ha poi diretto Vital Voices Global Partnership, una Ong che si prefigge di appoggiare in tutto il mondo le donne che abbiano qualcosa da dire e da proporre, perché possano esplicare le loro potenzialità, arrivando anche ai gradi più alti e in posizioni politiche di potere, anche se non sono giovani e belle. Infatti, in Italia nessuno la conosce, nonostante a Firenze, a Villa La Pietra, la New York University abbia ospitato un suo seminario.

La signora Verveer è bionda, ma non ha un fisico da top model ed è parecchio più anziana di Angela Merkel. Dopo aver collaborato al Trafficking in Persons Report 2011, il suo destino italiano pare ormai segnato, ma vorremmo rassicurarla e dirle che le donne italiane le sono grate e sapranno vigilare.