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Borghezio e i mandanti morali di Breivik

È il momento dell’intransigenza. È il momento di prendere sul serio i troppi ‘cattivi maestri’ di casa nostra.” Così concludeva il suo sacrosanto intervento politico su questo stesso sito Filippo Rossi, uomo di destra, chiedendo una cosa tanto giusta da risultare quasi banale: l’arresto di Mario Borghezio, deputato della Lega Nord e “cervello” proveniente dal gruppo neonazista di Ordine Nuovo.

Borghezio da alcuni anni ha trovato il modo di guadagnarsi un posto al sole mediatico d’Italia rilasciando la sua settimanale dose di odio verso questa o quella minoranza. Stavolta potete ascoltarvi, sempre che ne abbiate lo stomaco, le affermazioni di questo signore a Radio 24 (incluse in calce a questo articolo), in cui ha dichiarato che “alcune delle idee di Breivik (il terrorista norvegese, ndr) sono condivisibili, altre sono ottime”. Il tutto a corpi delle giovanissime vittime ancora tiepidi e in spregio alla legge Mancino. La notizia ha subito fatto il giro del mondo.

Ma leggendo i verbali dell’interrogatorio di Breivik, viene fuori che Borghezio non è l’unico esponente politico che può essere considerato come il mandante morale della strage di Oslo. C’è chi ha incontrato prima della strage il killer, come i capi dell’English Defence League, un partito di estrema destra britannico, che hanno discusso la creazione di un movimento politico pan-europeo chiamato “I cavalieri templari”. E scorrendo le 1.500 pagine del delirante manifesto del boia di Utoya, si scorgono i nomi, ripetutamente citati, di una serie di pensatori dell’estrema destra europea. Ecco dunque spuntare il nome di Bruce Bawer, autore del bestseller reazionario While Europe Slept; il leader anti-islamico olandese Geert Wilders, capo del Freedom Party; l’editorialista canadese Mark Steyn, che scrive di solito sul National Review, autore del libro America Alone: the End of the World as We Know It; l’editorialista britannica Melanie Phillips, autrice del discusso pamphlet Londonistan; Gisele Littman, autrice sotto lo pseudonimo di Bat Ye’or di Eurabia: the Euro-Arab Axis; e poi i blog anti-immigrazione Gates of Vienna, Atlas Shrugs e Jihad Watch.

Nessuno di questi autori ha formalmente sostenuto la necessità di azioni violente, ma se li leggete si ricava un senso di angoscia, di terrore, un clima da declino dell’impero occidentale che può facilmente spingere le menti come quella di Breivik all’azione. Alcuni di questi personaggi, come la giornalista svizzero-ebrea Gisele Littman e il politico Geert Wilders, si sono almeno sbrigati a prendere le distanze dall’assassino, con dichiarazioni opposte a quelle di Mario Borghezio, e proprio per questo è necessario che il deputato leghista risponda delle sue parole.

Sono convinto che l’unico motivo per cui fino a oggi nessun pazzo criminale ha deciso di tradurre in pratica i concetti deliranti di Mario Borghezio è perché la sua credibilità filosofico-politica è pari a quella di un quaqquaraquà, di un pallone gonfiato. Borghezio, al pari di Feltri, fa parte di quella schiera di personaggi pubblici che è in grado di declamare spacconate violente solo dietro il caldo di una tastiera, ma al dunque non saprebbero come “affrontare a mani nude” (sic Feltri dixit), nemmeno un gatto persiano obeso. E tuttavia, lo spingere sul pedale della teoria dell’enemy within (il nemico che s’è insinuato nella nostra società), l’iniettare odio e paura tutti i giorni contro determinate categorie (soprattutto islamici, gay, zingari, europei dell’Est, nord-africani) si traduce nella formazione di cittadini idrofobi e spaventati, come quelli che commentano su Il Giornale. Il blogger Mazzetta ha messo in luce una selezione di questi commenti, facendo notare che sono pre-moderati dalla redazione del quotidiano di Feltri. Per fortuna non tutti i lettori de Il Giornale sono disposti a seguire Feltri e Borghezio nei loro ululati alla luna, come ha fatto notare su ilfattoquotidiano.it il collega Lorenzo De Cicco. Rimane però che la società italiana risente fin dentro il Parlamento di quest’azione quotidiana di spinta verso l’odio dell’alieno, sia esso straniero o omosessuale, e l’ultima controprova la si è avuta nella bocciatura della legge contro l’omofobia.

Breivik, Borghezio e altri esponenti dell’estrema Destra europea sono legati dall’odio verso alcuni principi, quali il multiculturalismo e l’integrazione. Principi che in un mondo globalizzato si propongono di governare un fenomeno – quello dello spostamento delle masse povere verso i paesi benestanti – che in sé non è cancellabile, non è arrestabile a meno di abdicare alla civiltà e di mettersi a sparare su quelle masse e su chi è disposto a governare la globalizzazione, come i giovani di Utoya. Le politiche dell’integrazione possono essere severe o meno severe – per esempio proibendo il velo a chi lavora per lo Stato, imponendo la conoscenza della lingua e della cultura del paese ospitante, eccetera – ma devono comunque essere politiche dell’integrazione: è questo banale principio che i pensatori di estrema Destra d’Europa non hanno ancora compreso.