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Strauss-Kahn e l’arroganza del potere

Bisogna essere garantisti anche con i peggiori nemici e pertanto c’è da augurarsi che le infamanti accuse contro Dominique Strauss Kahn si rivelino infondate. Purtroppo per lui, però, sembra che così non sia e del resto il supermanager già in altre occasioni aveva rivelato una certa predisposizione a servirsi del corpo delle donne a prescindere dal consenso della malcapitata verso la quale egli dirigeva le sue “attenzioni”. Non mancano d’altronde tesi complottiste che denunciano macchinazioni ai danni del futuro candidato presidenziale. Ad ogni modo spetta alla magistratura statunitense appurare quanto effettivamente è accaduto in quella stanza dell’Hotel Sofitel di Times Square.

La penosa e poco edificante vicenda offre tuttavia il destro a qualche riflessione. Potrebbe risultare in effetti non del tutto inopportuno un parallelismo fra l’apparente propensione allo stupro del direttore del Fondo monetario internazionale e il contenuto delle politiche applicate da quest’ultima istituzione. La quale è tristemente famosa da tempo nei Paesi economicamente meno sviluppati e da ultimo anche in Europa, ad esempio in Grecia, per i contenuti antipopolari delle scelte che impone agli Stati, obbligati, per accedere ai crediti, a tagliare le spese sociali, limitare le normative ambientali, dare luce verde agli investimenti esteri, demolire scuola e sanità, privatizzare i beni pubblici, ecc.

Già il 26 maggio 2002, del resto, il Tribunale dei diritti dei popoli aveva reso una documentata e approfondita decisione in merito al debito estero, nella quale imputava al Fondo, come pure alla Banca mondiale e alle altre istituzioni finanziarie internazionali, la commissione di una serie di crimini, tra i quali la percezione di interessi usurai, l’appoggio ai regimi dittatoriali, l’imposizione degli accennati programmi di aggiustamento strutturale e la violazione di varie norme di diritto internazionale. Fra l’altro non è secondario che tra le principali vittime di queste politiche siano proprio le donne e i loro percorsi di liberazione.

Più in generale risulta a tutti coloro le cui facoltà intellettive non siano irrimediabilmente danneggiate dal servilismo e dall’ideologia, che viviamo attualmente sotto una vera e propria dittatura del capitale finanziario. Si vedano in merito opere di grande interesse come Finanzcapitalismo di Luciano Gallino (Einaudi 2011) o l’eccellente libretto Non rubare di Paolo Prodi e Guido Rossi (Il Mulino 2010). Ora, l’apparato istituzionale che presiede all’esercizio di tale potere è in parte formato proprio da istituzioni come il Fondo monetario internazionale.

E’ del tutto casuale che la persona che è alla testa di quest’ultima istituzione, colpita da arroganza del potere, si renda colpevole di comportamenti espressione, sul piano dei rapporti interpersonali, della stessa arroganza del potere che l’istituzione in questione, forte del denaro, ha mostrato su quello dei rapporti internazionali? Risulta quindi improponibile il parallelo fra Strauss Kahn e altri noti arroganti del potere, come il nostro buon Bunga Bunga (che almeno finora, a quanto pare, non ha dovuto peraltro ricorrere allo stupro per soddisfare la sua sconfinata libidine), parallelo che pure è stato formulato ad esempio da Marco Travaglio? Sembra in realtà che le vicende “private” dei potenti e il tipo di mentalità profonda che esse rivelano ad esempio nel modo in cui si approcciano al corpo altrui e se ne appropriano, non siano del tutto disgiungibili dalla loro funzione pubblica, specie nella sciagurata età che viviamo del primato del denaro, in cui è tutto il pianeta ad essere quotidianamente stuprato dal capitale finanziario e dalle istituzioni ad esso funzionali, come ad esempio il Fondo monetario internazionale…