Cultura

A Verona si studia “la filosofia di Berlusconi”

Una raccolta di testi realizzati da docenti dell'ateneo e dedicati al berlusconismo scatena un putiferio. Tanto che l'università è costretta a non ospitare la presentazione del libro

“La filosofia di Berlusconi”, una raccolta di brevi saggi pensati e scritti quasi tutti da docenti dell’Università di Verona, ha provocato un piccolo putiferio nella città veneta. Gli studenti del Pdl, e a seguire altri esponenti del centrodestra veronese, hanno sparato a zero contro l’iniziativa, accusando i professori di faziosità e di essere venuti meno al loro  ruolo di imparzialità. La campagna ha messo addirittura sulla difensiva l’Ateneo di Verona, che pure non è promotore del libro, che ha rinunciato a ospitare la presentazione del libro.

“Non è un libro scritto al volo per uscire in mezzo allo scandalo Ruby, anche se di fatto è questo che è successo” spiega Lorenzo Bernini, uno dei giovani studiosi di filosofia autori della raccolta. “L’idea è nata tra i corridoi del Dipartimento di Filosofia, discutendo delle implicazioni degli scandali Noemi e D’Addario. L’insieme dei testi non si occupa solo delle questioni sessuali, ci accomuna lo sforzo di andare al di là delle ricostruzioni storico giornalistiche o delle considerazioni sociologiche. Anche il ‘Corpo del Capo’ di Belpoliti, si sofferma più sul piano della comunicazione e dell’immagine. Mancavano prese di posizione di filosofia politica o di filosofia in genere”.

Avete scoperto quali pensatori hanno ispirato Silvio Berlusconi?

“Ma no. Non credo proprio che Berlusconi si ispiri a pensatori o filosofi. Ha solo fatto finta di curare una edizione di Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, firmando la prefazione, e regalando le copie ai dipendenti Fininvest. No, per filosofia intendiamo analizzare i suoi gesti e le dichiarazioni con un taglio filosofico, cercare di interpretare il senso del fenomeno. Uno dei modi possibili di definire la filosofia è: il pensiero che si interroga sull’orientamento degli esseri umani nel mondo”.

E il punto chiave delle vostre riflessioni sono le questioni di genere e l’etica sessuale?

“Non solo, anche se come dicevo siamo partiti dalle vicende Noemi e D’Addario, di cui abbiamo tenuto conto con molto rigore, indicando scrupolosamente le fonti nelle numerose note. Abbiamo il testo del curatore Carlo Chiurco che legge il berlusconismo come esito del nichilismo compiuto, Gianluca Sciolla che analizza il concetto di ‘osceno’, Italo Sciuto su ‘La miseria del cattolicesimo’ sulle ragioni, più politiche che filosofiche, per cui la Chiesa ha di fatto per molti anni sostenuto Berlusconi”.

Stigmatizzate il comportamento di Berlusconi?

“Nel mio testo parlo di catastrofe della virilità e catastrofe della democrazia. Ho un curriculum di queer theories e studi di genere, la mia è tutt’altro che un’ispirazione moralista. Il problema è che questi ‘scandali sessuali’ sono la cifra di un potere tirannico e corrotto che si ritiene al di sopra dell’etica e del diritto. Nel berlusconismo il leader stabilisce con il suo pubblico un doppio legame. Da un lato difende la coppia tradizionale partecipando al family day e perseguita le prostitute di strada col decreto sicurezza. Dall’altro seduce il suo pubblico mostrandosi al di sopra delle convenzioni, incarnando un sogno segreto di trasgressione. Quanto è mancata durante gli scandali sessuali di Berlusconi ma anche di Marrazzo una voce come quella di Fabrizio De André. Che anziché negare o chiedere perdono al Papa aveva il coraggio di cantare la sua passione per le prostitute. Tutto il berlusconismo invece si fonda su una comunicazione a doppio legame in cui il carisma del capo risiede proprio nel suo apparire al di sopra delle leggi che dovrebbero valere per gli altri”.

E la questione del piacere come si pone?

“Scriviamo che Berlusconi ha finito per incarnare l’imperativo di godimento – che è innanzitutto godimento per la trasgressione – caratteristico delle società avanzate di cui parlano anche autori come Zizek e, in Italia, Recalcati e Dominjianni. Per quanto riguarda la Dominjianni i suoi interventi sul ruolo delle donne nel sistema di potere berlusconiano sono stati preziosi.”

Il caso di Ruby ti farebbe scrivere qualcosa di diverso?

“No, in generale Ruby ha soltanto reso più esplicito e facilmente decifrabile ciò che si poteva già cogliere prima. Vorrei solo aggiungere che la discussione e l’indignazione si sono incentrate sui due probabili reati. Ma c’era da indignarsi anche prima, per una rappresentazione della sessualità che svilisce tutti, per lo scambio sesso-potere-denaro-lavoro, per le candidature di ragazze immagine nelle liste politiche”.