Economia

L’Antitrust fa una multa da 70 milioni a 16 fonderie per un cartello sui prezzi durato vent’anni

Il garante della concorrenza ha accertato che il coordinamento ha riguardato le politiche commerciali per sostenere le richieste di aumento dei prezzi

Vent’anni di cartello tra le fonderie italiane grazie all’associazione di categoria. Lo ha accertato l’Antitrust che ha chiuso l’istruttoria nei confronti di 16 tra le principali fonderie di ghisa italiane e l’associazione di categoria Assofond, accertando un’intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’articolo 101 Tfue nel mercato italiano della vendita dei getti di ghisa, attuata […]

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Vent’anni di cartello tra le fonderie italiane grazie all’associazione di categoria. Lo ha accertato l’Antitrust che ha chiuso l’istruttoria nei confronti di 16 tra le principali fonderie di ghisa italiane e l’associazione di categoria Assofond, accertando un’intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’articolo 101 Tfue nel mercato italiano della vendita dei getti di ghisa, attuata almeno dal 5 febbraio 2004 fino al 30 giugno 2024.

Per questo motivo – si legge in una nota – l’Antitrust, a fronte di sanzioni massime applicabili di circa 600 milioni di euro, stante la gravità della condotta, ha irrogato sanzioni per complessivi 70 milioni tenuto conto della significativa crisi del settore interessato.

Le società interessate sono: C2MAC Group, Fonderia Corrà, Fonderie Orazio e Fortunato De Riccardis, Fonderie Guido Glisenti e la sua controllata Lead Time, Pilenga Baldassarre Foundry e la sua controllante Ef Group, Fonderie Mora Gavardo e la sua controllante Camozzi Group , Zanardi Fonderie spa, VDP Fonderia, Fonderie Ariotti, Ironcastings, Fonderia Zardo, ZML Industries e la sua controllante Cividale.

L’Autorità – si legge ancora nella nota – ha accertato che il coordinamento tra le parti ha riguardato le politiche commerciali con l’obiettivo di sostenere le richieste di aumento dei prezzi, rafforzando il potere contrattuale nei confronti della domanda e di preservare una certa marginalità, soprattutto nei momenti in cui la congiuntura economica è stata negativa. Tale fine, spiega l’Antitrust, è stato perseguito tramite scambi di informazioni sensibili ed elaborando congiuntamente meccanismi di indicizzazione dei prezzi (gli “Indicatori Assofond”) che hanno consentito alle fonderie di aggiornare in maniera coordinata una parte sempre più ampia del prezzo dei getti di ghisa, compreso il margine di vendita.

Zanardi Fonderie in una nota ha respinto “fermamente tali contestazioni, confermando di aver sempre operato in totale autonomia e nel pieno rispetto delle normative vigenti e dei principi di trasparenza, correttezza e libera concorrenza che da sempre guidano il suo operato, in particolare nei confronti dei suoi clienti”. La società “sta attualmente esaminando con attenzione il contenuto del provvedimento e la documentazione a supporto, con l’impegno di intraprendere l’impugnazione al TAR e ogni ulteriore iniziativa utile a tutelare la propria immagine e i propri diritti”. E “convinta della bontà della propria condotta”, conferma la “massima collaborazione con le Autorità”.