Politica

E’ durata poco l’euforia della Lega: nel nome del decreto per l’Ucraina gli aiuti tornano “militari”

Il senatore del Carroccio Borghi aveva esultato: "Così si fa politica". Poi deve correggersi: "Possono chiamarlo anche Gino, basta che il testo non cambi". Salvini assente al cdm per "motivi personali". Fonti del Carroccio parlano di "soddisfazione"

E’ durata poco l’euforia della Lega. Alla fine il decreto Ucraina presenta l’aggettivo “militari” accanto alla parola “aiuti”. Il provvedimento è stato approvato dal consiglio dei ministri di fine anno. Il titolo del provvedimento, in capo alla presidenza del Consiglio e dei ministeri degli Esteri e della Difesa, reca la dicitura “Disposizioni urgenti per la […]

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E’ durata poco l’euforia della Lega. Alla fine il decreto Ucraina presenta l’aggettivo “militari” accanto alla parola “aiuti”. Il provvedimento è stato approvato dal consiglio dei ministri di fine anno. Il titolo del provvedimento, in capo alla presidenza del Consiglio e dei ministeri degli Esteri e della Difesa, reca la dicitura “Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, per il rinnovo dei permessi di soggiorno in possesso di cittadini ucraini, nonché per la sicurezza dei giornalisti freelance”. Alla riunione non hanno partecipato né il leader della Lega Matteo Salvini né il ministro della Difesa Guido Crosetto, entrambi per “motivi personali“.

Poco prima della riunione Claudio Borghi, senatore del Carroccio, aveva esultato per la vittoria sulla cancellazione di quel “militari“: “Un lavoro eccellente. Massimo compromesso ottenibile stanti i rapporti di forza. Bravissimo Matteo Salvini e tutta la squadra”. “Questo è fare politica. Si cercano compromessi ma tutti devono sapere che non si possono superare certe linee rosse – aveva scritto ancora Borghi -. La differenza con Draghi sta tutta qui: lui le nostre linee rosse le faceva monitorare dai suoi scherani dando poi ordine di calpestarle tutte. Se cambia il titolo è perché cambia anche il contenuto… e se prioritariamente invece di armi offensive verranno inviate attrezzature sanitarie e di aiuto alla difesa della popolazione civile mi pare un discreto passo avanti”. Però poi la parola “militari” è tornata, forse non se n’è mai andata, e il decreto ha ottenuto il via libera della riunione di governo. “Voi capite la pazienza che ci vuole e che ci è voluta? – si sfoga Borghi sui social – Diciamo che a qualcuno a quanto pare difetta lo stile che, anche nelle trattative, (e nella vita) non è una qualità trascurabile. Per quanto mi riguarda comunque possono anche chiamarlo Gino, basta che non cambi il testo”.

In attesa di capire se il testo è rimasto invariato o è cambiato pure quello nel Pd è Filippo Sensi che parla di “balletto osceno” nel titolo di un “decreto penoso“. “A dispetto dei tentativi della Lega e del suo senatore Borghi di far credere il contrario, quello di cui si parla in questi giorni è a tutti gli effetti un decreto di aiuti militari, e non ‘anche militari'” aggiunge Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato.

Fonti della Lega parlano di “soddisfazione perché i suggerimenti della Lega sono stati recepiti e si è data priorità agli strumenti difensivi, logistici e sanitari per aiutare la popolazione civile ucraina, piuttosto che ad altro”. Dal partito di Matteo Salvini si sottolinea poi che “con l’auspicio che i negoziati avviati da Trump portino finalmente alla pace, sarà utile avere interlocuzioni con tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni russe. Ribadendo la propria posizione di equilibrio e chiarezza, come già avvenuto nel conflitto fra Israele e Hamas, l’Italia può e deve avere un ruolo centrale nella via del ritorno alla pace”.