
Introdotto in Italia con la Legge Zecchino 264/1999, le ragioni che rendono necessaria la limitazione degli accessi sono numerose
Il numero programmato (“chiuso”) per i Corsi di Laurea in Medicina e nelle Professioni Sanitarie è stato introdotto in Italia con la Legge Zecchino 264/1999 che dice: “Sono programmati a livello nazionale gli accessi: a) ai corsi di laurea in medicina e chirurgia … in conformità alla normativa comunitaria vigente e alle raccomandazioni dell’Unione europea che determinano standard formativi tali da richiedere il possesso di specifici requisiti” (art. 1). La legge fa riferimento alla normativa europea sul riconoscimento della Laurea conseguita in uno stato membro presso tutti gli altri, una grande conquista a cui nessuno studente e nessun medico vorrebbe rinunciare. La direttiva europea richiamata dalla Legge Zecchino è la 1993/16/EU, che all’art. 23, comma 2 recita: “L’intero ciclo di formazione medica deve avere una durata minima di sei anni o comprendere un minimo di 5 500 ore di insegnamento teorico e pratico impartito in un’università o sotto il controllo di un’università”. La direttiva è stata successivamente sostituita dalla 2005/36/CE, che però mantiene la stessa dizione (all’art. 24).
Le ragioni che rendono necessaria la limitazione degli accessi sono numerose:
1) evitare di formare professionisti in eccesso che non potranno trovare un impiego consono e avranno speso inutilmente anni di studio. In tutti i paesi avanzati il numero di medici in servizio è di circa 4 ogni 1.000 abitanti (in Italia siamo sopra questa media). Per un paese di 60 milioni di abitanti questo comporta avere circa 240.000 medici in servizio; assumendo una vita professionale media di 30 anni, il ricambio necessario è di 8.000 nuovi medici ogni anno o poco più. Considerando il tasso di rinunce e abbandoni degli studi è realistico immatricolare circa 13.000 nuovi studenti ogni anno nei corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia di tutto il territorio nazionale. Quest’anno gli studenti che si sono iscritti al semestre filtro erano 60.000. Anche considerando che il semestre filtro includeva anche i Corsi di Laurea in Odontoiatria e in Medicina Veterinaria, la sproporzione è evidente, ed è per questo che era prevista una selezione mediante esami tenuti nei mesi di novembre e dicembre. Le promesse del ministro Bernini di abolire il numero chiuso erano imbrogli.
2) Il numero programmato evita il sovraffollamento delle strutture e consente una migliore didattica. La capienza delle strutture per la formazione in Medicina non è limitata dalla disponibilità di aule (che si potrebbe aumentare) ma dalla dimensione degli ospedali nei quali lo studente svolge i suoi tirocini ed internati. Già oggi in Italia il sistema è stirato verso il massimo della sua capienza e la formazione degli studenti si svolge non solo nei Policlinici Universitari, ma anche in molti ospedali pubblici convenzionati: non c’è più molto margine per ampliarlo; né sarebbe sensato costruire nuovi ospedali in un momento in cui la sanità cerca invece di spostarsi verso il territorio e l’assistenza domiciliare, meno costosa per lo stato e più gradita ai pazienti. Eliminare il numero chiuso e ammettere il quadruplo degli studenti attuali significherebbe danneggiare drammaticamente la formazione pratica per produrre professionisti in eccesso, quindi inutili.
3) Come visto sopra, il riconoscimento della Laurea in Europa prevede che lo Stato garantisca una adeguata formazione teorica e pratica: eliminando il numero programmato la formazione pratica sarebbe drasticamente ridotta e dequalificata, col risultato che un laureato che chiedesse il riconoscimento del suo titolo in un altro paese europeo potrebbe vederselo rifiutare. Se i casi fossero numerosi, l’Ue potrebbe aprire una procedura di infrazione retroattiva; i titoli rilasciati rimarrebbero validi nel paese di origine ma perderebbero validità in Europa.