
Fatevi un giro al centro di Roma per capire come siamo caduti in basso. Questo eccesso di luci sembriamo non vederlo ma è come l'inquinamento da polveri sottili o da rumore
All’inizio erano piccole lucine. Un po’ come le caselline di cartone dei primi Calendari dell’Avvento, dove non c’era nessun prodotto, solo il piacere di scoprire l’immagine sotto il pezzetto di cartone. Poi le luci natalizie hanno cominciato ad aumentare. Non solo in quantità ma anche in estensione: nonostante la legge regolamenti il periodo natalizio in cui possono essere accese, ormai cominciano ormai prestissimo anche a metà novembre o poco più. E sono diventate veramente invasive, eccessive, per alcuni versi quasi assurde, come ormai la moda di “impacchettare” di luci interi edifici e più piani, spesso alberghi oppure ristoranti, magazzini.
Il problema è che queste luci di Natale, che ormai appunto sono ovunque, non c’è locale che non abbia la sua copertura luminosa (ma anche edifici pubblici), producono un inquinamento luminoso che si va ad aggiungere a quello esistente. Perché anche senza Natale le città ormai la sera sono devastate, letteralmente, da luci di ogni tipo. Spesso totalmente fuori norma, “sparate” verso l’alto contro ogni la normativa. Per non parlare ormai del pullulare di schermi luminosi, sia pubblici per avvisi e pubblicità, sia privati, spesso con una luminosità maggiore ai limiti (ad esempio di notte, quando basta meno luce per risaltare). Nel centro di Roma, ad esempio, vige questa moda barbara dei ristoranti (una tra le tante, come le stufe fiammeggianti dentro dehors chiusi dalla plastica) di mettere schermi davanti ai locali su cui scorre cibo. Schermi davanti a cui, anche, ormai sempre più spesso ci sono degli enormi menù digitali con touch screen, che producono anch’essi luce (anch’essi non consentiti).
Esiste poi un’aggravante, sebbene sia causata da un motivo ecologico: le luci a led, sempre più utilizzate, sono sicuramente più economiche e meno energivore, ma purtroppo producono una luce accecante e orribile. Così, la città diventa un pullulare di luci calde e fredde, di negozi che lasciano le luci accese tutta la notte – spesso a led, “sparandole” verso gli edifici di fronte, dove magari ci sono famiglie che vorrebbero dormire – di locali e alberghi impacchettati di luci di ogni sorta.
Non solo: tutte queste luci sono orribili anche perché, tra l’altro, non coordinate tra di loro. A Natale solo in alcune zone, almeno nella mia città, i commercianti si mettono d’accordo per allestire luci simili e magari carine, per dare un senso di uniformità. In generale, invece, anche in centro, ogni negozio fa a modo suo. Così hai il negozio di lusso con luci chic, accanto ad un altro negozio magari costoso ma coperto di luci accecanti, accanto al negozio di souvenir con luca bianchissima e fortissima, etc. Insomma, un orrore, altro che grande grande bellezza. Fatevi un giro al centro di Roma per capire come siamo caduti in basso, a differenza di altre città straniere dove esiste una regia e un controllo maggiori.
Questo eccesso di luci sembriamo proprio non vederlo. Eppure fa male, anzi malissimo, come l’inquinamento da polveri sottili o da rumore. Fa male perché è brutto, ma soprattutto perché produce ci danneggia fisicamente, altera il ciclo del sonno, peggiora in generale la nostra condizione fisica. E danneggia le piante, gli animali, anche, accecati e disturbati. Ma noi non ce ne accorgiamo, tanto in città alberi e piante ce ne sono pochissimi. E quelli che ci sono, altra moda barbara, vengono anch’essi impacchettati di luce. Come fa ad esempio fa ad esempio ogni anno persino il Teatro dell’Opera di Roma: tutte le palme, e gli altri alberi cespugli compresi, sono coperte di luci: mi chiedo come sia possibile.
La verità è che non abbiamo né una cultura del bello né una cultura della salute, che spesso vanno di pari passo. Già, come ho detto, in città l’inquinamento luminoso è altissimo, e le luci fuori norma tantissime, poi con il Natale la situazione si aggrava oltre misura, producendo quartieri devastati dalle luci giorno e notte.
Io ogni tanto per sfuggire a questa invasione luminosa mi rifugio nelle chiese. Al di là del fatto di essere o meno credenti, ve lo consiglio vivamente perché nelle chiese esiste ancora quell’equilibrio di buio e luci basse che ovviamente, nel cattolicesimo, ha un valore simbolico – la luce di Cristo contro le tenebre del male – ma che in ogni caso è bello e rinfrancante da vedere e “sentire”.
Il fatto è che, appunto, la luce servirebbe a contrastare il buio, a illuminarlo. Ma se il buio è sparito, anche le luci perdono ogni senso, diventano una ridondanza dannosa e a tratti angosciante, senza aggiungere alcuna sicurezza alle città dove si trovano. Non c’è altro invito migliore, allora, per questo Natale, che spegnere le luci. Per riuscire a stare meglio ma, anche, per riuscire a vedere meglio il mondo e i suoi chiaroscuri.