
Chiediamo che l’Italia faccia la propria parte, dimostrando con il proprio voto in Ue che il benessere degli animali diventi un impegno concreto
a firma di Chiara Caprio
In questo periodo dell’anno si sente parlare moltissimo di “tradizione”, soprattutto in ambito culinario, senza considerare però che moltissimi dei cosiddetti “piatti tradizionali” nascondono enormi sofferenze. Il pranzo di Natale prevede anche capponi castrati senza anestesia per avere carne più tenera, tacchini allevati in capannoni sovraffollati, quaglie rinchiuse in gabbie minuscole. E poi ci sono gli agnelli che, ancora cuccioli, sono costretti a viaggi lunghissimi, a volte senza cibo né acqua.
In questo periodo nel nostro Paese il consumo di carne di agnello raggiunge uno dei suoi picchi: tra Natale e Pasqua, secondo Ismea, viene acquistata la metà di tutta la carne ovina venduta durante l’anno. Nella tradizione italiana, soprattutto al Centro-Sud, l’agnello è un grande classico della cucina natalizia, in particolare come piatto regionale in Sardegna e in tutto il Lazio con il cosiddetto “abbacchio alla romana”.
Anche quest’anno Essere Animali è tornata in autostrada al confine con la Slovenia per documentare i viaggi che migliaia e migliaia di agnelli sono costretti ad affrontare prima di raggiungere i grandi macelli di Toscana, Lazio e Puglia, fino ad arrivare alle tavole italiane.
Su 10 agnelli consumati in Italia, infatti, 4 vengono importati, principalmente dai Paesi dell’Est Europa (Ungheria, Romania e Polonia in primis), obbligandoli a viaggi che possono durare anche 30 ore. Secondo i dati Eurostat, nel 2024 l’Italia ha macellato quasi 650mila agnelli provenienti dall’Unione Europea, di cui oltre 400mila solo da Ungheria, Romania e Polonia. Nel solo mese di dicembre dello scorso anno, su un totale di 102mila agnelli importati dall’Unione Europea, oltre 50mila provenivano proprio dai Paesi dell’Est Europa.
Per 5 giorni il nostro team investigativo, insieme all’associazione tedesca Animal Welfare Foundation, ha tenuto monitorato il tratto più importante per queste importazioni, il varco di Gorizia, ispezionando diversi camion provenienti dall’Ungheria che trasportavano agnelli giovanissimi, appena svezzati, esposti al freddo e costretti su camion senza lettiera e senza accesso ad acqua e cibo a causa dei beverini inadeguati per le loro esigenze di specie.
Sono moltissime le sofferenze e le violazioni che negli ultimi 5 anni Essere Animali ha documentato durante questi lunghi viaggi, come sovraffollamento, animali feriti, intrappolati nelle partizioni dei camion, o morti, lettiera carica di deiezioni o assente, presenza a bordo di animali non svezzati insieme a capi più grossi, beverini mal funzionanti o inadeguati, problemi alla ventilazione, irregolarità documentali.
Le nostre immagini sono state viste da milioni di telespettatori e abbiamo coinvolto parlamentari che hanno presentato diverse interrogazioni, tra cui un Question Time in Aula al quale ha risposto direttamente il Ministro Lollobrigida. Oggi l’Europa sta discutendo una nuova normativa che dovrebbe portare a un miglioramento del trasporto di animali vivi e all’abbandono delle pratiche peggiori, come il trasporto via nave e il trasporto di animali vulnerabili, come gli agnellini non svezzati.
Chiediamo che l’Italia faccia la propria parte e che dimostri con il proprio voto in Ue che il benessere degli animali non è uno slogan vuoto da usare a convenienza, ma un impegno concreto da perseguire ogni giorno con scelte politiche ed economiche forti, etiche e pragmatiche, per la tutela della salute degli animali, dell’ambiente e di tutti noi.