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Strage di Bondi Beach, attentatori si sono addestrati in Australia. In ricognizione sul posto pochi giorni prima

La polizia ha rintracciato un video, registrato a ottobre, in cui Sajid e Naveed Akram recitano il Corano davanti a una bandiera dell’Isis. Il secondo è stato trasferito oggi in carcere dall’ospedale in cui era ricoverato

Si erano addestrati in Australia i due assalitori, ritenuti responsabili della strage antisemita a Bondi Beach (Sidney) costata la vita a 15 persone, il 14 dicembre durante un raduno per la festa ebraica di Hanukkah. Erano stati sul posto, in “ricognizione”, di notte, pochi giorni prima dell’attentato. È quanto emerge da documenti ufficiali della polizia, […]

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Si erano addestrati in Australia i due assalitori, ritenuti responsabili della strage antisemita a Bondi Beach (Sidney) costata la vita a 15 persone, il 14 dicembre durante un raduno per la festa ebraica di Hanukkah. Erano stati sul posto, in “ricognizione”, di notte, pochi giorni prima dell’attentato. È quanto emerge da documenti ufficiali della polizia, resi pubblici in queste ore. I due sono padre e figlio: Sajid Akram, 50 anni, indiano, entrato in Australia con un visto nel 1998, ucciso poco dopo l’attacco; Naveed Akram, nato nel paese 24 anni fa, trasferito oggi in carcere dall’ospedale in cui era ricoverato. Quest’ultimo è accusato di terrorismo e omicidio.

La preparazione e le bombe inesplose

Secondo gli inquirenti, si erano “addestrati all’uso di armi da fuoco” prima della strage. Oltre a sparare con i fucili, hanno anche lanciato almeno quattro ordigni, per fortuna inesplosi, uno dei quali simile a una “palla da tennis-bomba”. Lo scrivono vari media, fra cui la Bbc, che cita “documenti resi pubblici solo recentemente” dalle autorità australiane. Un’immagine tratta da telecamere di sicurezza mostrerebbe gli Akram trasportare “oggetti ingombranti” alcune ore prima della strage. Secondo la polizia si tratterebbe di tre armi da fuoco, quattro ordigni esplosivi artigianali, due bandiere dello Stato Islamico: il tutto caricato in macchina, direzione Bondi Beach. Parcheggiata l’auto accanto alla spiaggia – ricostruiscono gli inquirenti – i due avrebbero esposto le bandiere bere dell’Isis all’interno dell’abitacolo, preso le armi da fuoco e le bombe artigianali, per dirigersi verso il ponte pedonale e compiere la strage. I quattro ordigni sono stati lanciati ma per fortuna non sono esplosi. “Hanno pianificato meticolosamente questo attacco terroristico per molti mesi”, ha affermato la polizia.

La polizia ha rintracciato un video, registrato a ottobre, in cui Sajid e Naveed Akram sono seduti davanti a una bandiera dell’Isis, recitano un brano del Corano e attaccano i “sionisti”. La clip dimostrerebbe l’ideologia fondamentalista e il legame con la propaganda Isis. Un altro video mostra padre e figlio mentre si addestrano con le armi in una zona rurale, probabilmente nello stesso stato del Nuovo Galles del Sud.

Nuove regole: limite di 4 armi a persona, divieto di licenza per gli stranieri

Il primo ministro australiano Anthony Albanese si è scusato con la comunità ebraica, chiedendo il sostegno di tutte le parti politiche per “introdurre un reato aggravato per coloro che predicano l’odio” e altre nuove leggi. “Non lasceremo che i terroristi ispirati dall’Isis vincano. Non lasceremo che dividano la nostra società, e supereremo questo momento insieme”, ha detto Albanese ai giornalisti.

Lo stato del Nuovo Galles del Sud, dove è avvenuto il massacro, ha presentato oggi quelle che definisce le leggi sulle armi più severe del Paese. Il numero di armi da fuoco che un individuo può possedere sarà limitato a quattro. Il governo stima che ci siano 1,1 milioni di armi da fuoco in circolazione nello Stato, il più popoloso d’Australia. Previsto anche l’obbligo di possedere la cittadinanza australiana per ottenere la licenza di porto d’armi. Ciò avrebbe escluso l’assalitore Sajid Akram, che era cittadino indiano con un visto di residenza permanente, dal potere avere armi. Sajid Akram possedeva legalmente 6 fucili e carabine.

La legge vieterebbe anche l’esposizione di “simboli terroristici”, tra cui la bandiera dell’Isis. Sono stati vietati anche gli slogan che invocano una “intifada“. Le autorità potranno inoltre vietare le manifestazioni fino a tre mesi dopo un attacco terroristico.