Scuola

C’è un nuovo compagno a scuola: si chiama Nikolai. A mensa ci parla del suo paese, l’Ucraina

Ne ha parlato con naturalezza, anche quando ha ricordato il viaggio verso l’Italia: il buio, la strada, la stanchezza… Le maestre lo ascoltano emozionate e forse un po' perplesse

di Francesca Carone*

In un micromondo educativo, nel cuore del nord-est, capita durante i colloqui del primo quadrimestre, in una scuola primaria, che le maestre siano letteralmente rapite dal racconto del papà di Nikolai: il nuovo arrivato nella classe quarta, un ragazzino ucraino dai profondi occhi blu che illuminano come due fari l’oro dei suoi capelli. Nikolai (il nome è inventato) è arrivato da qualche settimana. I genitori lo hanno accompagnato davanti al cancello: il papà, un uomo di alta statura, si è avvicinato alla maestra piegandosi con estrema eleganza e delicatezza, comunicandole qualcosa con un italiano traballante. Il tempo strettamente necessario tra lo squillo della campanella e l’ingresso in aula.

Nikolai si accoda alla fila. Si entra in classe. Il bambino è un po’ sulle sue: osserva i nuovi compagni con coraggiosa curiosità. La maestra lo presenta alla classe: ognuno riferisce il proprio nome come da copione. Il giro di nomi si ripete due volte. Nikolai è seduto al primo banco: la maestra inizia la lezione con lo svolgimento del tema: “Il nuovo compagno di scuola”.

Tutti lo osservano cercando di carpire i tratti fisici e qualche sfumatura emotiva proveniente dallo sguardo e dai suoi movimenti impacciati. Nikolai farà anche lui il suo tema: “Le sensazioni e le emozioni provate” nella nuova classe. Lui non osserva i compagni: è ancora un po’ spaesato e anche emozionato. La maestra è accanto a lui per supportarlo nel compito. Nikolai non ha proprio una bella scrittura, ma non sembra preoccuparsene perché non si sofferma sul tratto grafico delle lettere: scrive in modo approssimativo e irregolare.

Il giovane studente è in Italia da tre anni. Troppo pochi per avere buone performance in italiano. La maestra lo aiuta: ma nonostante tutto Nikolai conclude il suo racconto riempiendo appena otto righe del foglio. La maestra si accontenta, anche se le aspettative risultano addirittura superiori: non era da escludere la possibilità che il ragazzo ucraino fosse da alfabetizzare o in grado di scrivere solo alcune parole. La giornata si conclude e Nikolai ha già trovato un compagno con cui parlare e giocare: Tommaso.

Nikolai mangia tantissimo e pratica quattro sport: a scuola spesso si sottrae alle attività didattiche riferendo di essere stanco. Un giorno, durante la mensa ha raccontato alle maestre qualche scorcio di esperienza vissuta nel suo paese: l’Ucraina. Ne ha parlato con naturalezza, anche quando ha ricordato il viaggio verso l’Italia: il buio, la strada, la stanchezza… Le maestre lo ascoltano emozionate e forse un po’ perplesse.

A Nikolai piace trascorrere del tempo con una compagna speciale: gli piace aiutarla e anche quando Elena lancia gli oggetti per aria lui non si stanca mai di raccoglierli. Si diverte tanto anche con Giulio: con lui è felice durante la ricreazione perché conosce qualche parola ucraina: sua mamma infatti proviene da quella terra sfortunata. In classe Nikolai è tranquillo e sereno: sembra ormai essersi abituato alle regole e al tenore della nuova classe. Il suo pensiero è sempre per la ricreazione: il momento in cui può mangiare e giocare. Il suo impegno per le attività didattiche è molto selettivo: adora il disegno, la musica e soprattutto l’educazione fisica dove può dar sfogo alle sue performance e attitudini motorie.

Molti dei compagni lo guardano in cagnesco perché non tollerano il suo mettersi in mostra. Nikolai però non riesce a tenere a bada la sua esuberanza accettando anche gli sguardi e i gesti contrariati dei nuovi compagni.

Il papà di Nikolai si è presentato puntuale al primo colloquio per conoscere le nuove maestre. Parla un italiano calmo e sfocato. Ma riesce a capire molto bene le docenti. Durante la conversazione riferisce che il bambino pratica diversi sport elencandoli con fierezza e sicurezza. Qualche maestra tenta di fargli capire che tanti sport potrebbero distogliere il bambino dall’impegno scolastico. Ma sarà un caso: a quel punto del colloquio il giovane papà sembra avere qualche difficoltà nel comprendere l’italiano… e così non si va oltre.

Prima di congedarsi il colpo di scena: il signore ucraino riferisce di essere il titolare di una scuola primaria a Kiev e sua moglie la dirigente. A questo punto tutto prende una piega diversa: il papà di Nikolai diventa un fiume in piena: racconta della sua esperienza nella gestione di una scuola in una zona martoriata dalla guerra e delle difficoltà a reperire materiale di facile consumo e non solo! Manca spessissimo la corrente elettrica che lo ha costretto all’acquisto di un grande generatore. Racconta degli alunni provenienti dal Donbass e dalle zone limitrofe. Da tre anni gestisce la scuola da remoto e si collega spesso con studenti e insegnanti. Poi sollecitato dalla curiosità di una docente racconta il suo punto di vista sulla guerra in Ucraina. La tesi è anch’essa da colpo di scena: secondo il papà di Nikolai, fuggito dalla guerra, Putin e Zelensky sarebbero in balia di ricche e potenti oligarchie russe e ucraine e che i due statisti più famosi del mondo in realtà sarebbero amici ed ingenui esecutori, legati da un comune destino: la guerra.

Una verità che sgretola la narrazione bellica del momento supportata dall’opinione pubblica: Putin contro Zelensky e viceversa.

Le parole lasciano le maestre a bocca aperta. Fatto sta che le maestre ad un certo punto congedano gentilmente e cordialmente il signore ucraino. E tornano a casa portando con sé una verità intricata e scottante. Meglio dormirci sopra.

*insegnante