
Celebrare la vita mentre altre vite vengono sacrificate per imbandire le tavole è una contraddizione che non possiamo più ignorare. Il veganismo, in questo senso, non è una rinuncia ma un atto di coerenza
di Roberta Marchi
Il Natale è da sempre associato a parole come amore, famiglia, condivisione, pace. È un tempo dell’anno in cui si celebra la nascita, la speranza, la possibilità di un mondo migliore. Eppure, proprio durante le feste natalizie, milioni di animali vengono uccisi per diventare “tradizione”, “piatto tipico”, “consuetudine”. Durante le feste la richiesta di carne cresce e di conseguenza cresce il numero degli animali uccisi. Come Rete dei Santuari di Animali Liberi sentiamo la necessità di fermarci, ancora una volta, a riflettere sul significato profondo di questo periodo e su quanto sia urgente estendere il messaggio del Natale a ogni forma di vita.
L’antispecismo ci invita a mettere in discussione un’idea radicata: quella secondo cui alcune vite valgano più di altre solo in base alla specie di appartenenza. È una prospettiva che ribalta completamente il modo in cui siamo stati educati a guardare il mondo e che ci chiede di riconoscere gli animali non umani come individui senzienti, capaci di provare paura, gioia, dolore, desiderio di libertà. Nei santuari, ogni giorno, viviamo questa esperienza: incontriamo sguardi, conosciamo storie e scopriamo personalità che rendono impossibile continuare a pensare agli animali come a risorse o prodotti.
Il Natale, se davvero vuole essere una festa di amore universale, non può escludere proprio chi paga il prezzo più alto della nostra incoerenza. Celebrare la vita mentre altre vite vengono sacrificate per imbandire le tavole è una contraddizione che non possiamo più ignorare. Il veganismo, in questo senso, non è una rinuncia, ma un atto di coerenza e responsabilità. È una scelta che trasforma il Natale in un momento di rispetto reale e concreto, in una giornata dal vero sapore di pace e amore.
Mangiare veg durante le feste non significa rinunciare alla convivialità o alla tradizione, ma riscriverle in chiave etica. Significa scegliere piatti che non portano con sé sofferenza, che non implicano la separazione forzata di madri e figli, che non sono il risultato di allevamenti intensivi e violenza sistemica, che non prevedono la prigionia e l’agonia di altri individui. Oggi esistono infinite alternative vegetali capaci di raccontare nuovi sapori e nuove storie, senza tradire lo spirito di condivisione che dovrebbe caratterizzare il Natale: condividere una ricetta veg natalizia, sperimentarla e provarla con le persone con cui si condivide il pranzo di Natale. E’ così che si compie un gesto politico e affettivo allo stesso tempo.
Nei santuari, il giorno di Natale è spesso un momento silenzioso ma potentissimo. È il tempo in cui guardiamo animali che hanno conosciuto lo sfruttamento finalmente al sicuro, liberi di esprimere se stessi. E’ un giorno dove si celebra la vita ma dove c’è una grande sofferenza pensando a tutti coloro che non ce l’hanno fatta. Ogni animale salvato è la dimostrazione vivente che un altro mondo è possibile, che la compassione non è utopia ma pratica quotidiana e nei Santuari si lavora e si lotta ogni giorno per realizzare questo mondo. Visitare un santuario, soprattutto durante le feste, significa incontrare da vicino queste storie, dare un volto e un nome a chi solitamente resta invisibile, trasformare l’empatia in consapevolezza.
Per questo il nostro invito è semplice ma profondo: venite a conoscere i santuari dove gli animali sono finalmente liberi. Guardateli negli occhi. Ascoltate le loro storie. Sosteneteli con una donazione, fondamentale per garantire cure, cibo e protezione durante tutto l’anno. Valutate l’adozione a distanza di un animale libero: un gesto simbolico che crea un legame e rende concreta la responsabilità verso chi dipende interamente dalla solidarietà umana. E portate il cambiamento anche nelle vostre case, condividendo ricette vegane natalizie, sperimentando nuovi piatti, dimostrando che un Natale senza sfruttamento non solo è possibile, ma è anche più giusto.
Vivere un Natale antispecista significa allargare il cerchio dell’empatia, riconoscere che la pace non può essere selettiva e che l’amore non può fermarsi davanti al piatto. Significa accettare che le tradizioni non sono immutabili, ma evolvono insieme alla nostra coscienza. Se il Natale è davvero il momento in cui celebriamo la vita, allora è il momento perfetto per scegliere di non toglierla a nessuno. Come Rete dei Santuari, continueremo a ricordarlo: il Natale può essere davvero di tutti solo se non esclude nessuno.