
Secondo la Corte d'appello "l’ascolto dei minori dovrà essere rinnovato con la partecipazione di un interprete e all’esito della maturazione delle condizioni che consentano ai minori di esprimersi liberamente, al riparo da potenziali condizionamenti dei genitori o delle altre controparti".
La Corte d’Appello dell’Aquila – che ha respinto il ricorso dei genitori dei tre bimbi che vivevano nel bosco di Palmoli (Chieti) – ha stabilito che i fratellini, due gemelli di 6 anni e una bimba di 8, dovranno essere nuovamente ascoltati dal Tribunale, senza subire condizionamenti da parte della mamma e del papà. I […]
La Corte d’Appello dell’Aquila – che ha respinto il ricorso dei genitori dei tre bimbi che vivevano nel bosco di Palmoli (Chieti) – ha stabilito che i fratellini, due gemelli di 6 anni e una bimba di 8, dovranno essere nuovamente ascoltati dal Tribunale, senza subire condizionamenti da parte della mamma e del papà. I magistrati hanno rigettato il ricorso contro l’ordinanza di sospensione della responsabilità genitoriale e l’allontanamento dei bambini, attualmente collocati in una casa famiglia, confermando “tutte le criticità rilevate nell’ordinanza del Tribunale” e rilevando “gravi rischi per la salute fisica e psichica dei bambini, per la loro sana crescita, per lo sviluppo armonioso della loro personalità”.
Secondo la Corte, “l’ascolto dei minori dovrà essere rinnovato con la partecipazione di un interprete e all’esito della maturazione delle condizioni che consentano ai minori di esprimersi liberamente, al riparo da potenziali condizionamenti dei genitori o delle altre controparti”. I giudici precisano che l’audizione “non è affatto un atto istruttorio, ma un diritto del minore – che abbia compiuto dodici anni o che, se di età inferiore, abbia raggiunto una sufficiente capacità di discernimento – attraverso il quale è assicurata la libertà di autodeterminarsi e di esprimere la propria opinione“.
Il provvedimento respinge punto su punto tutti i reclami dei legali dei genitori e sottolinea gravi criticità relative alla cura e al benessere dei minori, evidenziando “mancanza di cure” e “deprivazione della socialità”. I giudici riportano anche che, al momento dell’ingresso in casa famiglia, la bimba aveva “una bronchite acuta con broncospasmo non segnalata e non curata dai genitori”. I piccoli, dunque, non trascorreranno il Natale nella casa concessa ai genitori in comodato d’uso a Palmoli da un imprenditore in attesa che la capanna dove abitavano fosse adeguata. Semmai, qualora ne facesse richiesta, il padre potrebbe essere autorizzato a trascorrere il 25 dicembre con loro nella casa famiglia. I giudici ritengono infatti che sia necessario più tempo per comprendere i progressi dei piccoli che, all’arrivo in struttura, hanno mostrato sorpresa per vestiti profumati, interruttori e anche per il soffione della doccia.
Nel provvedimento i magistrati sollevano dubbi sui certificati con cui negli anni è stato valutato il grado di istruzione della figlia maggiore della coppia anglo-australiana. La Corte conferma la possibilità di avvalersi dell’istruzione parentale, ma evidenzia la mancanza di alcuni documenti nella richiesta di ammissione agli esami di idoneità alla seconda e terza elementare. “Ad ogni modo – scrivono i giudici -, anche a voler ritenere regolarmente osservato, dal punto di vista formale, il procedimento relativo al ricorso alla scuola parentale, va evidenziato come le valutazioni di idoneità” della figlia maggiore “contrastino in modo eclatante con le condizioni di istruzione verificate dopo l’inserimento in casa famiglia, ove è emerso che la bambina non sa leggere e scrivere, né in inglese, né in italiano”.