Cronaca

Delitto di Garlasco, nuova valutazione su un’orma: verifiche sulla dinamica dell’omicidio

La nuova valutazione sulla scena del delitto risulterebbe coerente con la cosiddetta “traccia 33", traccia priva di sangue e su cui come aveva già fatto sapere la procura di Pavia la scorsa estate non si può “procedere ad accertamenti biologici”. 

Un possibile evoluzione nelle indagini sull’omicidio di Garlasco è emerso durante l’edizione serale del Tg1 di domenica. Gli inquirenti, impegnati da mesi in nuovi accertamenti, avrebbero individuato l’orma di una calzatura sporca di sangue sul gradino superiore della scala dove fu rinvenuto il corpo di Chiara Poggi. Questa nuova valutazione sulla scena del delitto risulterebbe […]

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Un possibile evoluzione nelle indagini sull’omicidio di Garlasco è emerso durante l’edizione serale del Tg1 di domenica. Gli inquirenti, impegnati da mesi in nuovi accertamenti, avrebbero individuato l’orma di una calzatura sporca di sangue sul gradino superiore della scala dove fu rinvenuto il corpo di Chiara Poggi. Questa nuova valutazione sulla scena del delitto risulterebbe coerente con la cosiddetta “traccia 33”, impronta rossastra – priva di sangue – rilevata sulla parente della scala che porta alla taverna. L’impronta 33 ha quel colore rossastro a causa di un reagente che fu usato per le analisi. E già la scorsa estate la procura di Pavia aveva fatto sapere che non si può “procedere ad accertamenti biologici”.

L’impronta 33

La traccia 33 già nel 2007 fu ritenuta “non utile” dal Ris dei carabinieri perché risultata negativa ai test. L’impronta – che risultava già parziale perché mancavano le “creste” – era stata sottoposta a un doppio test per rilevare la presenza di sangue: il primo aveva dato esito incerto (combur test) quello più specifico (Obti test che rileva sangue umano) aveva restituito appunto un “esito negativo”. L’impronta del palmo della mano era stata rilevata sul muro delle scale che portano in taverna, vicino al luogo dove era stata trovata massacrata Chiara Poggi. Poco più c’erano anche un’impronta del fratello – che era in montagna da giorni – e anche di uno degli investigatori.

La famiglia Poggi – che da sempre ha partecipato a tutti gli atti istruttori –aveva fatto svolgere a propri consulenti un approfondimento e le analisi dei consulenti hanno stabilito la “estraneità dell’impronta alla dinamica omicidiaria” e la non “attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio”. Gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, alla luce di questi risultati, avevano chiesto ai pm di “sollecitare” un incidente probatorio proprio su questa impronta. Istanza che, però, è stata “rigettata” dai pm.

Perché quella traccia poteva essere importante per gli inquirenti nella ricostruzione della pista alternativa? Perché il corpo della 26enne fu trovato su quelle quelle scale dopo essere stato lanciato dalla soglia. Le sentenze che hanno condannato Alberto Stasi a 16 anni come l’autore del delitto di Garlasco avevano cristallizzato una ricostruzione che ha stabilito che il killer aveva trascinato il corpo della vittima e lo aveva lanciato. Nell’ipotesi dei pm di Pavia quella impronta sarebbe stata lasciata dall’assassino proprio senza scendere gli scalini.

I nuovi esami

Gli attuali esami puntano a determinare con precisione il momento in cui la presunta orma di calzatura è stata lasciata: datare il segno potrebbe far luce sui movimenti dell’assassino mentre è ancora dubbio se possa fornire anche elementi identificativi. Il luogo del ritrovamento è considerato cruciale, trattandosi della medesima rampa senza corrimano da cui la ventiseienne fu spinta dopo aver aperto la porta al suo aggressore.

Mentre gli accertamenti tecnici proseguono, si apre un nuovo fronte legale per Alberto Stasi, condannato a 16 anni nella prima indagine per l’omicidio della fidanzata. Attraverso i suoi legali, ha presentato una querela per diffamazione nei confronti della criminologa Anna Vagli. Al centro della disputa vi è un contenuto editoriale del 2022 in cui l’esperta indicava Stasi come responsabile certo del delitto, ipotizzando un movente legato al rinvenimento di file pedopornografici nel suo computer. Il procedimento avrà inizio nel mese di marzo.

Aggiornato da redazioneweb alle 22.20 del 21 dicembre