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La Turchia minaccia le milizie curde in Siria: “Devono integrarsi nell’esercito, non ci costringano alle armi”

Il ministro degli esteri turco Hakan Fidan lancia l'aultimatum alle Forze democratiche siriane: entrare nelle forze armate di Damasco entro l'anno, come da accordi

Ankara continua ad aumentare le minacce contro le Forze Democratiche Siriane (Sdf) la coalizione di milizie arabe-curde a guida curda, operative nell’area nord e centro orientale della Siria, che nel 2015 divennero note per la battaglia di Kobane in cui sconfissero l’Isis e per essere state la fanteria della coalizione occidentale nella guerra contro gli […]

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Ankara continua ad aumentare le minacce contro le Forze Democratiche Siriane (Sdf) la coalizione di milizie arabe-curde a guida curda, operative nell’area nord e centro orientale della Siria, che nel 2015 divennero note per la battaglia di Kobane in cui sconfissero l’Isis e per essere state la fanteria della coalizione occidentale nella guerra contro gli uomini del califfo nero al-Baghdadi. Coalizione a cui formalmente partecipava la Turchia che, però, anziché bombardare i tagliagole jihadisti, prendeva di mira le milizie curde Ypg e Jpg. Nonostante le dichiarazioni turche contro lo Stato Islamico, allora e oggi, l’autocrate Recep Tayyip Erdogan non tollera che l’Sdf rimanga autonoma. Soprattutto mentre sembra che l’Isis stia risorgendo, non solo in seguito all’attentato di questa settimana nel deserto vicino a Palmira in cui sono stati uccisi 2 soldati e il loro interprete americani, da un ex membro dell’Isis confluito nell’esercito siriano (sotto la guida del presidente ad interim Ahmad al Sharaa), Il Sultano vuole infatti a ogni costo che l’Sdf confluisca nell’esercito siriano e aderisca alla politica della Siria post Assad.

L’ultimatum di Ankara: “Pazienza sta finendo”

La Turchia ieri ha ribadito il proprio monito alla milizia arabo-curda, affinché attui rapidamente e pienamente l’accordo del 10 marzo con il governo siriano, sottolineando che “la pazienza degli attori interessati sta per esaurirsi”. L’ultimo avvertimento è arrivato dal Ministro degli Esteri Hakan Fidan in un’intervista a TRT World. “Certamente, non siamo soddisfatti del ritmo del processo. Noi, i siriani e alcuni altri partner pensiamo che le SDF stiano cercando di guadagnare tempo”, ha dichiarato Fidan in risposta a una domanda sull’attuazione dell’accordo che prevede l’integrazione delle SDF con l’esercito nazionale siriano entro la fine dell’anno.

“Le SDF sperano di trarre vantaggio da alcune opportunità, sia attraverso una crisi regionale che attraverso le politiche espansionistiche di Israele nei confronti della Siria”, ha affermato Fidan, richiamando l’attenzione sul fatto che anche gli Stati Uniti ne sono consapevoli. “Tutti i gruppi armati, ad eccezione delle SDF, hanno accettato di unirsi all’esercito nazionale siriano, poiché nessuno stato sovrano può tollerare l’esistenza di due o più entità armate all’interno dei propri confini, ha affermato il ministro. “Vogliamo che i problemi vengano risolti attraverso il dialogo e i negoziati, e in modo pacifico. Non vogliamo essere costretti a ricorrere nuovamente a mezzi militari. Ma le SDF dovrebbero rendersi conto che la pazienza si sta esaurendo”, ha sottolineato Fidan.

Pericolo Isis

A una domanda sulla presenza persistente dell’Isis, Fidan ha descritto l’organizzazione terroristica come una minaccia molto grave e ha sottolineato che Turchia, Siria e altri paesi della regione possono certamente farvi fronte. “Dopo la fine della guerra civile, Turchia e altri partner regionali potrebbero stabilire una cooperazione più solida con Damasco nella lotta al terrorismo”, ha quindi affermato Fidan. “Questa cooperazione è stata molto utile per creare una diversa consapevolezza nei nostri partner siriani, perché conoscono perfettamente la minaccia rappresentata dall’Isis”, ha sottolineato Fidan, sottolineando anche l’importanza dell’adesione della Siria alla coalizione internazionale anti-Isis.

Il presidente siriano ad interim al-Sharaa, che l’8 dicembre dello scorso anno prese il potere a Damasco defenestrando il dittatore Bashar al-Assad, era a capo della più potente milizia jihadista nota come versione siriana di al-Qaeda. Grazie al sostegno della Turchia al-Sharaa è riuscito a mettere in fuga Assad. Ma il suo potere è sotto il controllo di Ankara.