Pensieri in libertà (con libertà di pensiero) sulla settimana NBA | Jaylen Brown è una gradita conferma per i Boston Celtics, mentre Porter Jr sta crescendo a Brooklyn

Il più forte tiratore di sempre. Dopo Kyrie Irving e Jason Williams, probabilmente il più raffinato palleggiatore mai visto. Ha cambiato il basket, non solo la NBA. Vincente, serio, professionista vero. Una delle ultime bandiere. Anche quest’anno, con 37 primavere sulle spalle, rimane al top (anche se ha un po’ steccato la partita di stanotte contro Phoenix). Sta segnando 28,8 punti di media. Tira da fuori col 40%, su oltre 12 conclusioni a partita. Un’enormità. Praticamente, una macchina, con istinti innati. Certo, i Warriors non stanno affatto spaccando al momento. Il flipper a cui avevano abituato tutti nelle stagioni d’oro è bello che lontano. Ma questa è un’altra storia. Lo “banalizzano” come semplice tiratore, Curry. Si certo. Stratosferico. Inimmaginabile. Ma non perché ne ha messe più di Ray Allen o di Reggie Miller in carriera. Questo non c’entra. Piuttosto perché ha fatto capire al mondo intero che si può essere pionieri e dominare con il palleggio arresto e tiro dai 9 metri. Nessuno prima di lui lo aveva fatto, nessuno aveva osato così tanto. Ci avevano già tentato un po’ Dana Barros e Mahmoud Abdul-Rauf, ma non avevano il suo talento, su volumi di tiro molto inferiore, giocavano in altra epoca culturale (anni ’90), non erano così completi. Gran penetratore, gran passatore, gran contropiedista. È poi è l’altruista degli altruisti. Raramente si isola. Quasi mai. Sa giocare nel flusso, sa mordere senza accentrare. Sa essere dominante, senza fare il dominatore. Non tramonta mai.
È alla miglior stagione in carriera, numericamente. Era prevedibile, data l’assenza di Tatum. Già nelle ultime due edizioni dei playoff, però, Jaylen Brown aveva dimostrato una non banale tendenza a prendersi l’attacco sulle spalle, quando Tatum andava fuori ritmo al tiro. Nella sconfitta di due giorni fa, ne ha messi 34 molto solidi, da primo violino conclamato. I Boston Celtics non volano, ma sono in ogni caso quarti a Est. Dicono che fuori dal campo sia una sorta di genio. Buon per lui. Sul parquet, Brown è uno slasher, uno che si trova a suo agio nell’attaccare il canestro dal palleggio, come tagliante o in contropiede. Dal perimetro si accende e spegne in base alle partite. Trattatore della sfera rivedibile. Difensore attento. Brown ha fisico e mobilità laterale per stare dietro a chiunque. Sta segnando 29,3 punti a partita, con il 50% dal campo e il 36,1% da tre. Cifre da prima punta. Gradita conferma.
No, perché i Nuggets hanno attualmente l’attacco più efficiente di tutta la lega (124,4 punti su 100 possessi). Forse uno dei più efficienti della storia, da quando ci sono le statistiche avanzate. Però che Cam Johnson (ottenuto da Denver nello scambio in estata) non stia giocando un granché bene, mentre Porter Jr è alla miglior stagione in carriera, è situazione suffragata dalla realtà. Ai Nuggets, Porter era chiamato a mettere tiri dal perimetro in spot-up, creati dalle visionarie aperture di Nikola Jokic. Non molto di più. Ai Brooklyn Nets invece ha più spazio, più possibilità di sbagliare, mette molto di più palla a terra e attacca il canestro in modo più aggressivo (è un 2.08, mica poco). Il tiro piazzato rimane come sempre il suo punto di forza. Non ha bisogno di tanto spazio per caricare l’arresto a due tempi dopo la ricezione. Ha una grande meccanica, sale in sospensione sempre in verticale con ottimo equilibrio e posizione dei piedi spesso molto precisa. Debolezze? Crea davvero poco per gli altri, quando passa la palla sembra gli stiano staccando un braccio (1,5 assist di media in carriera), non è un mago a palleggiare (anzi). Ne parlano come possibile All Star a febbraio, forse un po’ eccessivo. Sta segnando 25,7 punti di media, con quasi il 50% sia dal campo che da tre punti. Niente male. I Nets, ovviamente, stazionando nei bassifondi della classifica. Regolare.
That’s all Folks!
Alla prossima settimana.