
A poche ore dall'inizio del Consiglio Europeo, una nota del partito di Giorgia Meloni annuncia minacciosa il veto sull'accordo di libero scambio con l'America Latina: "Non tutela gli agricoltori italiani, ostinarsi non è una scelta saggia"
Al Consiglio Europeo di giovedì e venerdì la premier italiana Giorgia Meloni chiederà il rinvio del voto sul Mercosur, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e America Latina, perché non tutela gli agricoltori italiani e per evitare una “débâcle della Commissione Europea”. A poche ore dall’arrivo della presidente del Consiglio italiano a Bruxelles, suona […]
Al Consiglio Europeo di giovedì e venerdì la premier italiana Giorgia Meloni chiederà il rinvio del voto sul Mercosur, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e America Latina, perché non tutela gli agricoltori italiani e per evitare una “débâcle della Commissione Europea”. A poche ore dall’arrivo della presidente del Consiglio italiano a Bruxelles, suona minaccioso nei confronti di Bruxelles la nota informativa dell’ufficio studi di Fratelli d’Italia sul Mercosur. L’Italia ha già annunciato che, nel caso di voto sull’accordo, metterà il veto insieme alla Francia di Emmanuel Macron risultando decisivi al Consiglio Europeo e bloccando l’accordo.
A spiegare le ragioni è l’ufficio studi di Fratelli d’Italia in un dossier riservato, che Il Fatto ha letto, inviato a parlamentari e dirigenti di partito. Una nota informativa di 5 pagine dal titolo emblematico: “L’Italia chiede il rinvio della firma dell’accordo Ue-Mercosur”. Nella premessa si spiega che al Consiglio Europeo che inizia giovedì i leader si confronteranno di nuovo “in virtù delle sempre più evidenti divergenze di posizione tra i 27, sull’opportunità di procedere alla firma dell’intesa o posticiparla”. “Secondo i piani iniziali – si legge ancora – la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen avrebbe dovuto recarsi in Brasile sabato 20 per formalizzare l’accordo ma il viaggio è molto in bilico”.
Poi nel dossier a uso interno viene illustrata la posizione italiana su un accordo che dovrebbe essere “accompagnato da alcuni elementi di garanzia per la produzione agroalimentare italiana ed europea”. Pur premettendo che il testo è già cambiato “grazie all’Italia” con un fondo da 6,3 miliardi di risarcimenti per eventuali danni agli agricoltori, una clausola per frenare l’aumento dei prezzi e più controlli sul cibo, al governo questo non basta: “Sono risultati importanti che l’Italia ha ottenuto ma che non possono essere considerati sufficienti a siglare l’accordo adesso in quanto manca l’elemento fondamentale della reciprocità”, scrivono i vertici di Fratelli d’Italia.
Poi la spiegazione sulla contrarietà del governo italiano d’accordo con la Coldiretti: “Non si può continuare a imporre agli agricoltori europei regole ferree sul rispetto dei diritti dei lavoratori e sui diritti dell’ambiente senza che esse vengano rispettate anche dagli altri Paesi con cui tali accordi vigono. Il risultato sarebbe un arretramento generalizzato nelle giuste battaglie che l’Europa si intesta e la desertificazione del nostro tessuto produttivo agroalimentare. Se noi riteniamo delle regole valide per i nostri agricoltori e pescatori devono valere anche per i nostri concorrenti. Soprattutto perché quando è in gioco la qualità del cibo è in gioco la salute dei cittadini europei”.
L’ufficio studi di Fratelli d’Italia spiega che, rispetto alla Francia, l’Italia “non ha una posizione oltranzista per il no ma è orientata a un sì condizionato”, soprattutto dall’introduzione di “clausole a specchio” con i Paesi del Sud America e a garanzia del tessuto agricolo italiano.
Da qui la conclusione. Visto che il Mercosur “è in discussione da 26 anni” e ci sono “posizioni divergenti” l’Italia chiede il rinvio del voto: “Ostinarsi a procedere senza tenere conto della verosimile débâcle che la Commissione potrebbe incontrare al Consiglio europeo, il 19 e 20 dicembre, non sembra una scelta saggia”. E dunque “il rinvio permetterebbe di lavorare assieme, evitando spaccature che non fanno il bene dell’UE e della sua immagine nel mondo”.