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Anche il Mossad indaga sugli attentati a Sydney: così si rivela l’antisemitismo ancora radicato in Occidente

Questa situazione rivela due aspetti: il primo è il potere politico di Israele nei Paesi europei, in Nord America e in Australia. Il secondo è il loro antisemitismo

Oltre all’influenza politica che Israele esercita nei Paesi dell’Alleanza Atlantica, il fatto che molti trovino normale che il Mossad, servizio segreto israeliano, partecipi alle indagini sull’attacco antisemita avvenuto a Bondi Beach, a Sydney, durante la celebrazione di Hanukkah, dove la comunità ebraica locale era riunita, non può essere considerato normale. L’Australia è lo Stato in cui il crimine è avvenuto: spetta esclusivamente alle autorità locali investigare. Israele non ha alcun ruolo legittimo nella gestione della sicurezza australiana, eppure la notizia della partecipazione del Mossad viene riportata come se fosse naturale, senza alcuna critica.

Questa situazione rivela due aspetti. Il primo è il potere politico di Israele nei Paesi europei, in Nord America e in Australia, che gli consente di esercitare influenza anche su questioni interne a questi Stati. Il secondo, più profondo, è che la normalizzazione di questa partecipazione rivela l’antisemitismo ancora profondamente radicato in Occidente.

Storicamente, gli ebrei in Europa sono stati percepiti come estranei alla società in cui vivevano. Anche quando avevano cittadinanza, spesso vivevano separati nei ghetti, soggetti a leggi speciali, esclusi da alcune professioni e sospettati di lealtà verso poteri esterni. Prima della nascita dello Stato di Israele, nel 1948, erano percepiti come parte di una comunità ebraica globale, con legami culturali e religiosi che andavano oltre i confini; dopo il 1948, questa percezione si è ulteriormente consolidata. L’idea che gli ebrei fossero “altro” rispetto alla società locale si è rafforzata, diffondendo il pregiudizio che in qualche modo tutti fossero legati a Israele.

Oggi, il fatto che molti trovino normale il ruolo del Mossad sul massacro di Bondi Beach dimostra che gli ebrei non sono percepiti come membri integrati della società australiana, ma come un gruppo separato, la cui protezione sarebbe responsabilità di un’entità esterna. Nessun altro gruppo minoritario subirebbe lo stesso trattamento: se un’altra comunità fosse attaccata, le indagini sarebbero gestite esclusivamente dallo Stato interessato.

La normalizzazione di questa situazione, unita all’indifferenza dei media e dell’opinione pubblica occidentale, non è neutra: indica un antisemitismo sottile ma radicato, che continua a costruire l’ebraicità come identità “estranea”, separata dalla comunità locale. Questo modello influenza anche la vita quotidiana degli ebrei: percepiti come cittadini “a metà”, mai pienamente integrati, sempre legati a un potere esterno.

La partecipazione del Mossad alle indagini non è solo questione di politica internazionale. È un chiaro sintomo di antisemitismo strutturale in Occidente: la normalizzazione di questa situazione e l’indifferenza generale mostrano che gli ebrei continuano a essere percepiti come corpo estraneo alla società in cui vivono, letti attraverso categorie etniche e religiose invece che come cittadini uguali agli altri.