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Gaza, Hamas: “Siamo pronti a discutere il congelamento delle armi se verrà creato lo Stato palestinese”. Netanyahu: “Mai”

Gli Usa hanno ospitato ieri a New York la ripresa delle trattative fra Israele e Qatar in vista della seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco

L’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff ha ospitato ieri a New York trattative fra Israele e Qatar. La delegazione israeliana era guidata dal direttore del Mossad, David Barnea. Si è trattato dell’incontro di più alto livello fra i due paesi dopo l’accordo per la fine della guerra a Gaza. E’ arrivato ora il momento […]

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L’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff ha ospitato ieri a New York trattative fra Israele e Qatar. La delegazione israeliana era guidata dal direttore del Mossad, David Barnea. Si è trattato dell’incontro di più alto livello fra i due paesi dopo l’accordo per la fine della guerra a Gaza. E’ arrivato ora il momento della definizione della seconda fase dell’accordo, che in base all’accordo siglato a ottobre prevede il disarmo di Hamas e l’insediamento di una amministrazione per il governo della Striscia di Gaza.

L’organizzazione che fino al 7 ottobre 2023 è stata al potere nella Striscia si è detta pronta a discutere il “congelamento o lo stoccaggio” del proprio arsenale di armi nell’ambito del cessate il fuoco con Israele. Lo ha dichiarato Bassem Naim, membro dell’ufficio politico, in un’intervista ad Associated Press rilasciata a Doha, la capitale del Qatar, dove si trova gran parte della leadership del gruppo. Naim ha affermato che Hamas mantiene il suo “diritto di resistere“, ma ha aggiunto che il gruppo è pronto a deporre le armi nell’ambito di un processo volto alla creazione di uno Stato palestinese. Il dirigente ha fornito pochi dettagli su come ciò potrebbe avvenire, ma ha ipotizzato una tregua a lungo termine di 5 o 10 anni per consentire lo svolgimento delle discussioni. “Possiamo parlare di congelamento, stoccaggio o deposizione, con la garanzia palestinese di non utilizzarle affatto durante questo periodo di cessate il fuoco o tregua”, ha affermato Naim parlando delle armi. Non è chiaro se l’offerta soddisferebbe le richieste di Israele di un disarmo completo.

Di certo la richiesta di creare uno Stato palestinese non potrà essere accolta da Israele. “A Gaza avevano già uno Stato, uno Stato di fatto, e lo hanno usato per cercare di distruggere l’unico Stato ebraico – ha ribadito domenica Benjamin Netanyahu in conferenza stampa con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, poche ore prima che venisse alla luce la proposta di Naim. – Crediamo che ci sia una strada per promuovere una pace più ampia con gli Stati arabi, e anche una strada per stabilire una pace praticabile con i nostri vicini palestinesi, ma non creeremo uno Stato alle nostre porte che si impegnerà a distruggerci”, ha affermato il premier israeliano, aggiungendo che non lascerà la politica se il presidente Isaac Herzog gli concederà la grazia che lo salverebbe dal processo per corruzione a cui è sottoposto in patria, come chiesto anche dal presidente Usa Donald Trump.

Le parti, che hanno concordato il cessate il fuoco a ottobre, si stanno preparando a passare alla seconda fase dell’accordo, più complessa. Da quando la tregua è entrata in vigore, Hamas e Israele hanno effettuato una serie di scambi di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi. A Gaza resta una sola salma, un poliziotto israeliano ucciso il 7 ottobre, e le parti si preparano dunque a entrare nella seconda fase, che prevede il dispiegamento di una forza di sicurezza internazionale, la formazione di un comitato tecnico palestinese a Gaza, il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e, appunto, il disarmo di Hamas. Un comitato internazionale, guidato da Trump, dovrebbe supervisionare l’attuazione dell’accordo e la ricostruzione della Striscia.